Omelie di Avvento 2014

a cura di don Carlo Salvador

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30.11.14  AVVENTO 1 B  2014 clicca per scaricare il file in formato word

07.12.14  AVVENTO 2 B  2014

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08.12.14  IMMACOLATA CONCEZIONE  2014

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14.12.14  AVVENTO 3 B  2014

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21.12.14  AVVENTO 4 B  2014

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AVVENTO  1  B  2014

 

La liturgia dell’avvento ci aiuta a ricominciare: annuncia l’arrivo di Dio, un Dio  non previsto, perché sia atteso, preparato e accolto e nelle nostre esistenze.

·                Con il profeta Isaia, Israele, per non indurire il suo cuore lontano dalle vie della giustizia e per poter seguire con gioia le sue indicazioni, invoca il ritorno di Dio.

Sono tempi di disorientamento, di smarrimento di valori, in cui il popolo ha spento la sua fiducia in Dio e si è allontanato da lui. L’AT usa le immagini più belle e delicate: il Signore che dimostra il suo volto luminoso di padre, che plasma il suo popolo come il vasaio plasma la creta per creare i suoi vasi, che conduce Israele come il pastore conduce il suo gregge e che opera in continuità come il contadino lavora la vigna che ha piantato con le sue mani. Israele accompagna la preghiera con una promessa di non allontanarsi più dal suo Dio. Può essere la preghiera della nostra confessione di avvento, in cui diciamo a Dio: tu ci ami di amore profondo, noi ritorniamo a te per ricominciare l’amore con te.

·                Paolo ricorda alla comunità cristiana di Corinto che in Cristo Gesù è stata arricchita di tutti i doni, specie della parola e della conoscenza della croce, così che la testimonianza di Cristo si è stabilita nella comunità in maniera stabile. Raccomanda di aspettare la manifestazione del Signore nel suo giorno, in cui il Padre la chiama alla comunione con piena con il Figlio suo. L’avvento è tempo di attesa anche per la comunità che si riconosce fedele al Signore: è l’attesa di raggiungere la comunione piena promessa da Dio: siamo creati/fondati nel Figlio, siamo redenti da lui e saremo glorificati in lui.

·                Gesù, nel brano di Marco che abbiamo ascoltato, ricorda che Dio è padrone di casa, perché i cieli sono creati da lui e attendono da lui la glorificazione, e che nessuno può dettare a Dio i tempi e i modi in cui tutto si compirà. Gesù esorta a vegliare per testimoniare che la creazione è di Dio e non è una casa fatiscente e abbandonata ma la casa che Dio abiterà con noi per tutta l’eternità. Chiama a testimoniare, con la fede attiva nel vangelo, che il mondo non è degli uomini che lo occupano come padroni e lo gestiscono in malo modo e sono tutti mortali.

Il comando è preciso: non dormite ma vegliate. Avvento è tempo di veglia attiva perché l’umanità, vedendo, accolga il suo Dio. Il comando non tende a far paura ma a suscitare la gioia dell’attesa di una persona che viene perché ci ama.

L’Avvento rimette tutti insieme, per ridare forma alle vite di tutti. Non possiamo confrontarci con Dio solo nella dimensione personale, perché egli viene per incontrare la comunità che sta imparando a diventare la sua famiglia. Siamo il popolo di Dio che sente la responsabilità delle relazioni e del prendersi cura nella prossimità e nella fedeltà, in cui ogni persona può sentirsi, ed essere realmente, benvenuta, benvoluta e benedetta da Dio e dai fratelli.

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AVVENTO  2  B  2014

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Il profeta Isaia annuncia una bella notizia: Dio vuole consolare il suo popolo, che ha patito una lunga tribolazione a causa del peccato. Dio dice: consolate il mio popolo, parlate al suo cuore e annunciate la sua liberazione.  Il Signore stesso viene a liberarlo: come il buon pastore, raduna con grande forza il  gregge e con tenerezza lo porta al pascolo: porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri. Ci domandiamo: come Dio consola il suo popolo?

·                Il Figlio di Dio non difende come un privilegio la sua forma divina, cioè la modalità con cui è Dio, ma si spoglia di questa forma e assume la vita umana. Divenuto uomo partecipa alla condizione di schiavitù dell’umanità e insieme con essa intraprende una nuova trasformazione: si stacca dalla modalità di uomo e vive da figlio dell’uomo e figlio di Dio. E’ un esodo da sé e da questo mondo e comporta la trasformazione dell’umanità e del mondo: nuova creazione.

·                Il prologo al vangelo di Marco annuncia che questa bella notizia si manifesta con l’arrivo del Battista. Egli incarna l’annuncio di Isaia e l’attesa dell’AT: è proteso verso Gesù, che è più forte di lui, e gli apre la strada per incontrare il suo popolo. Lo fa portando il popolo alla conversione e al battesimo di acqua. La conversione a Dio è guardare oltre la situazione attuale: esodo dal peccato e unione con Dio. Il battesimo di acqua apre il cuore a rinnovare l’alleanza con Dio. Tutte due preparano al battesimo nello Spirito che ci conduce a essere figli.

Il Battista porta a Gesù, fondamento su cui costruire una vita trasformata.

·                S. Pietro ci offre i motivi della speranza: parla dell’attesa di nuovi cieli e di una nuova terra nei quali abita la giustizia. Era l’attesa che animava Gesù: portare se stesso e l’umanità alla gloria che aveva prima della creazione del mondo.

Esodo non è solo liberazione da ma è anche conquista: essere liberi per Dio.

Gesù ci insegna che i poveri li avremo sempre con noi, cioè che la giustizia non abiterà questa terra ma già ora cammina con noi per raggiungere una condizione di vita in cui la schiavitù, le lacrime e la morte saranno cancellate per sempre.

·                La Chiesa è chiamata a continuare l’esperienza del Battista: essere strada aperta a Gesù che ora vive in lei nella modalità di Risorto. Ogni uomo è chiamato a impegnarsi con Dio perché la consolazione si compia, perché ogni uomo abbia l’opportunità di salvarsi. Anche oggi una parte dell’umanità vive situazioni disperate: sopporta la fame, la persecuzione, la guerra e va in cerca, rischiando la vita nel deserto e nel mare, di una nuova terra libera da queste sofferenze. E un’altra parte dell’umanità si mobilita contro di loro o per arricchirsi o per difendere il proprio benessere. E’ solo una delle tante schiavitù che oggi abitano l’umanità e i nostri cuori. Papa Francesco, come il Battista, interpreta bene l’urgenza di una Chiesa che sia missionaria di liberazione. E ci spinge a farlo.

Il cammino del Regno è lento e nascosto ai nostri occhi: noi possiamo aiutare Dio preparando il cuore nostro e dell’umanità, perché il natale di Gesù ci trasformi.

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IMMACOLATA  2014

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Conosciamo I testi biblici che abbiamo ascoltato e siamo capaci di meditarli e di pregarli da soli. Ci poniamo alcune domande sulla nostra relazione con la Madonna. Siamo cristiani che ricominciano e abbiamo bisogno di farlo con lei.

·                La nostra devozione si ispira alla parola di Dio o alla cultura e ai bisogni umani?

Maria custodisce nel suo cuore le parole e gli eventi compiuti da Dio: sposa la parola di Dio e vita terrena. Quale Madonna ci affascina: Maria nella gloria del paradiso, come lo pensiamo noi, o Maria che vive il quotidiano come dono di Dio e a Dio? Maria è donna che riordina la casa, che prepara la mensa con il pane guadagnato dai suoi uomini in un lavoro duro e precario, donna che pulisce e cuce le vesti. Maria vive la famiglia sacramento: sposa di un uomo che non conosce nella corporeità e madre di un figlio occupato dal padre suo che abita i cieli: Dio non le risparmia le ristrettezze e le angosce che ogni madre incontra.

·                La nostra preghiera interessa Maria o lei ama un’altra preghiera?

Lei ama lodare il Signore per le cose grandi che compie in ogni vita, prega con i salmi, come Gesù e con Gesù e Giuseppe, medita e quindi prega il vangelo, cioè gli eventi della vita con Gesù, per comprenderli e viverli bene. Noi nell’Ave Maria le ripetiamo solo di intercedere per i peccatori e i morenti ma possiamo dire a lei tante altre cose. Parlarle come le parla Dio e lei parla con Dio, invece che come facciamo con le nostre madri terrene: quello che desideriamo da lei.

·                Come esprimiamo la nostra devozione? Devozione è risposta a un fascino che lei esercita su di noi: porta a condividere/imitare. Ad esempio: Maria povera e umile che si affida a Dio: avvenga di me. Maria che si accontenta del necessario e non ha il conto in banca ed è accogliente con i lontani. Noi mettiamo insieme amore a Maria e ricerca delle cose terrene. Dio prepara a Maria nudità da rivestire della sua tenerezza: una grotta per il parto, una mangiatoia per culla, due legni per letto al figlio morente e un sepolcro in prestito per il terzo giorno.

La povertà è il terreno dove fiorisce l’umiltà e l’obbedienza: è necessaria per scoprire le cose oltre la vita, per lasciarsi coinvolgere nella causa di Maria.

·                Quale è l’icona di Maria in cui ci identifichiamo? Alcune immagini di Maria evidenziano il mistero e altre la maternità terrena. Nella nostra chiesa solo due presentano Maria nel mistero: la natività e il trittico. La madre con il bambino va bene per i bambini che conoscono questo volto della mamma. L’adulto ha bisogno del volto della madre davanti al crocifisso e agli eventi forti della vita. La Madonna dl trittico riflette Maria dentro il percorso della salvezza di tutti: Maria davanti alla Scrittura, all’angelo che la chiama e al figlio crocifisso da risorgere.

Quale dono è per noi la verginità di Maria? E’ l’anno della vita consacrata e il 15° della consacrazione di Rita, che abbiamo celebrato con grande fervore: godiamo del servizio che Rita rende alla comunità e custodiamo la virginità come un dono di per tutti; non può mancare in qualche modo alle persone e alla comunità.

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AVVENTO  3  B  2014

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La liturgia invita alla gioia. Di quale gioia si tratta? Non la gioia di un giorno, la domenica di metà avvento, ma di tutta l’esistenza e per tutta l’umanità. E’ la gioia per quello che Dio compie, e Dio lo compie per sempre; è la gioia di Maria.

·                Isaia presta le parole a Maria: l’anima mia magnifica il Signore per quello che lui ha fatto. Dio mi ha rivestito con la veste della salvezza: il figlio minore ritornato; mi ha avvolto nella giustizia come in un mantello: mi ha adombrato, fa germo-gliare il paradiso nel creato. Dio è intimo a me come lo sposo che si mette il diadema e la sposa che si adorna di gioielli. Dio compie le cose che generano gioia. Gesù a Nazaret riconosce questa profezia rivolta a sé e la annuncia come vangelo: gioiscono i miseri, i cuori spezzati, gli schiavi, i prigionieri, i peccatori.

·                Paolo esorta: siate sempre lieti. Per Paolo la gioia è legata alla comunione con Dio e testimonia la forza di Dio, che non è mai è triste o scoraggiato di fronte ai mali, anche se li conosce tutti e fin alla loro radice. La gioia testimonia la vita cristiana, ibera dai condizionamenti, e la fiducia nella forza del bene. Per essere nella gioia occorre perseverare nella preghiera, soprattutto nella riconoscenza, aver fiducia che Dio realizzerà le profezie e lasciare libero lo Spirito di operare: lo Spirito è sopra di noi, ci adombra, per compiere insieme con noi la profezia.

·                Giovanni scrive l’icona del Battista: venne come testimone della luce, perché tutti credessero per mezzo di lui: essere testimoni della luce è evento di gioia. E’ evidente a chi conosce l’identità del Battista. Anche noi gli chiediamo: chi sei tu?

La risposta del Battista è disarmata: non sono il Cristo, né Elia, né il profeta.

Sono voce, cioè ambasciatore: vale il messaggio che porto e chi lo manda. Il Battista esorta a rendere diritta la via del Signore che viene nel creato divenuto deserto, terra che non si può abitare ma ancora piena della luce di Dio, che illumina il cammino del popolo disperso. Il Battista è amico dello sposo che prepara la sposa ad accoglierlo, è testimone dell’alleanza sponsale: diminuisce per lasciare spazio allo sposo e alla sposa di crescere insieme, cioè al regno di Dio: il più grande dei nati di donna diventa il più piccolo nel regno di Dio. La vita quotidiana del Battista è coerente con la parola che annuncia. Si assume la sua responsabilità, fino dimenticare se stesso e a morire per la causa della fedeltà.

·                I testi biblici oggi ci aiutano a capire da dove deriva la gioia del cristiano. Tocca a noi fare le scelte coerenti e capire anche se la gioia che cerchiamo è autentica o fittizia. L’avvento propone l’attesa della sposa che sente lo sposo arrivare, come la descrive il Cantico. Le vesti hanno il colore del cielo all’alba e al tramonto, quando non vediamo il sole ma gli effetti che produce all’orizzonte: il colore dell’attesa/fiducia. Il ritiro oggi ci dà l’opportunità di raccontarci la nostra fede e di portarci ad esultare totalmente in Dio, come Isaia Maria e Gesù.

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AVVENTO  4  B  2014

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Dio è presente nelle vicende della vita mentre si svolgono nella storia.

·                Davide vuole fare una casa a Dio, perché vi abiti con il suo popolo ma un tempio costruito dall’uomo non può contenere Dio né garantire la sua presenza.

Davide vuole esprimere la gratitudine a Dio per quello che ha compiuto fino quel momento, e quindi guarda al passato: è l’unica prospettiva possibile a lui.

Dio crea un futuro, qualcosa che Davide non può neppure immaginare. Fa nascere il suo figlio Gesù nella famiglia di Davide e con lui costruisce il regno dei cieli, un regno divino e quindi immortale ed eterno. Quando Dio incontra la storia  crea prospettive e speranze nuove. La religione vorrebbe contenere Dio in qualche luogo e in qualche rito. Dio invece incontra le nostre piccole storie e le rende grandi e divine. Celebrare il natale è far memoria della nascita di Gesù come vuole Dio: fare di più e desiderare di più per costruire il regno dei cieli.

·                San Paolo scrive che il suo vangelo annuncia Gesù Cristo, secondo il mistero nascosto nel silenzio dei secoli eterni. Dio compie quello che pensa da sempre. Ora lo rivela a tutte le genti, perché giungano all’obbedienza della fede, cioè a realizzare ciò che lui affida alla loro fede, perché lo compiano insieme con lui. Non facciamo del natale una tradizione culturale, un evento commerciale e neppure una religione che lo esprime e lo esaurisce nei riti liturgici; facciamone invece un evento che si compie nel tempo che viviamo: anche il nostro oggi è chiamato a diventare regno dei cieli, la casa che Dio prepara per il futuro con lui.

·                Il brano dell’annunciazione rivela che una ragazza di Nazaret accoglie il mistero nascosto che le viene rivelato dall’angelo. Nella sua fede e nella sua obbedienza mette tutta se stessa a servizio di Dio: avvenga di me secondo la tua parola.

La chiamata divina contiene una difficoltà per Maria e Dio la considera con serietà. Invita Maria a non temere perché lui è presente nella storia. Il segno è lei stessa resa da Dio piena di grazia, bella e gradita a lui e a tutto il creato. Maria è trasformata dall’amore divino e resa capace di portare Gesù nel mondo. E’ in linea con quello che S. Paolo scrive agli Efesini: Dio ci ha predestinati a essere suoi figli mediante Gesù Cristo secondo il suo amore  e la sua grazia.

Il mistero nascosto nei secoli è la trasformazione del regno terreno concesso a Davide in regno di Dio, divinizzando le esperienze quotidiane dei credenti.

·                Questa trasformazione comporta sofferenze inevitabili come le trasformazioni operate dal parto e dalla morte: come è possibile? Non ci sono le condizioni perché queste trasformazioni avvengano per opera nostra ma possono avvenire per opera di Dio, a cui niente è impossibile. Se crediamo nell’annunciazione e nel natale di Gesù crediamo che il disegno di Dio è possibile anche in noi e nel nostro tempo, che sono parte del mistero nascosto nei secoli.

Prepariamo il presepio e la liturgia del Natale, disponiamo il nostro cuore nella confessione personale: facciamolo per render possibile la nostra trasformazione.

 

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               Pagina a cura del gruppo internet della Parrocchia dell'Annunciazione di Campolongo di Conegliano (TV)