4    I PERCORSI FUTURI                                

 

4.1  I percorsi della catechesi  

      4.1.1  La catechesi degli adulti   

      4.1.2  La catechesi dei giovani

      4.1.3  La catechesi     dell'iniziazione cristiana  

      4.1.4  Iniziative per la catechesi   

                       

4.2  I percorsi della celebrazione

       4.2.1  L'anno liturgico

       4.2.2  La domenica

       4.2.3  La liturgia delle ore

       4.2.4  L'iniziazione cristiana

       4.2.5  Le altre celebrazioni

       4.2.6  La preghiera in famiglia

 

4.3  I percorsi della carità

       4.3.1  Gli obbiettivi

       4.3.2  Le attenzioni

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Parrocchia dell'Annunciazione a Maria Vergine

Campolongo di Conegliano (TV)

4   I PERCORSI ECCLESIALI FUTURI

 

In questo anno pastorale, nel ritiro di settembre, nell’assemblea comunitaria di ottobre e nella catechesi, abbiamo fatto una riflessione comunitaria su alcuni percorsi per il cammino futuro che ora presentiamo.

 

4.1   I percorsi della catechesi

La parrocchia si impegna ad assicurare la catechesi a tutte le età, per essere fedele al compito che il Signore le ha dato di spezzare il pane della parola necessario alla crescita del regno di Dio. La catechesi non sarà limitata alla iniziazione cristiana ma sarà continua, come fosse il respiro della vita cristiana.

All’inizio di ogni anno pastorale verrà scelta l’idea guida attorno a cui verrà programmata la catechesi comune a tutti, che sarà messa a fuoco nei ritiri spirituali comunitari o in altri incontri da definire, e richiamata durante le celebrazioni liturgiche.

Ogni gruppo parrocchiale poi avrà una catechesi adatta al suo cammino particolare.

La catechesi dovrà rispettare le seguenti caratteristiche:

-      essere rivolta a tutti in modo continuativo, indipendentemente dalle tappe celebrative dei sacramenti;

-      essere aderente alla vita dei singoli, ai segni dei tempi e alle vocazioni che lo Spirito suscita continuamente;

essere attenta non solo alla ortodossia della fede ma anche alla verità della prassi nella vita economica, sociale e politica e nella testimonianza della carità. I grandi temi che rappresentano i punti di maggior travaglio nella storia interpellano in modo particolare la fede cristiana. Se la comunità li trascura impoverisce la sua fede e lo slancio missionario. 23

 

 

 

4.1.1   La catechesi degli adulti.

Deve rimanere l’impegno prioritario della comunità.

In particolare occorre continuare a coinvolgere nella catechesi ordinaria agli adulti i genitori che mandano i figli in parrocchia.

Si preveda che all’annuncio della Parola segua una riflessione personale, un ascolto nelle coppie sposate e in gruppo.

Questo metodo, già collaudato nella nostra comunità, favorisce la condivisione nella fede e nella celebrazione e rafforza la testimonianza ecclesiale.

Si mantenga l’iniziativa di riunire periodicamente i genitori dei bambini battezzati  negli ultimi anni, per continuare il cammino di fede fatto in preparazione del battesimo e per favorire la collaborazione nell’educazione dei bambini, fino a quando inizieranno a frequentare la parrocchia.

 

4.1.2  La catechesi dei giovani.

La catechesi nell’età compresa fra la comunione di maturità e la “scelta vocazionale” sarà attenta alle problematiche della vita giovanile e a quelle della Chiesa e del mondo, perché i giovani arrivino a una scelta di vita autentica e matura.

La parrocchia affronti con i giovani il tema dell’educazione ai valori affettivi e sessuali e stimoli le loro famiglie ad essere un luogo in cui questi valori sono vissuti concretamente.

In particolare sviluppi il tema vocazionale, perché i giovani conoscano le varie  chiamate che si realizzano entro la Chiesa e siano aiutati a scoprire e realizzare quella che il Signore riserva per ognuno di loro.

 

4.1.3  La catechesi dell’iniziazione cristiana.

Il percorso catechetico dell’iniziazione incomincia all’età di sei anni e termina a diciotto anni. Segue le tappe della crescita con le modalità seguenti:

-      Nel primo biennio vengono trasmessi i primi elementi della fede, della celebrazione e della carità ecclesiale.

-      Nel secondo biennio vengono celebrati per la prima volta i sacramenti della riconciliazione e della eucarestia di prima comunione.

In questi anni i fanciulli restino suddivisi in gruppi corrispondenti alle classi scolastiche, per facilitare il loro inserimento nel gruppo e nella parrocchia, e perché i genitori e la parrocchia possano stabilire rapporti di collaborazione.

-      Nel terzo e quarto biennio vengono proposti i temi previsti nei catechismi.

-      Il quinto biennio comprende la celebrazione della cresima;

-      Il sesto biennio comprende la celebrazione della comunione di maturità.

In questi anni la catechesi sia indipendente dalle classi scolastiche e la suddivisione in gruppi venga fatta in modo da rendere possibile, quando sia utile, un cammino diversificato, che favorisca la formazione dei singoli e il lavoro dei gruppi.

Nella catechesi dell’iniziazione verrà data una grande attenzione:

-      alla assimilazione dei contenuti della fede e della celebrazione;

-      alla partecipazione alla celebrazione eucaristica festiva in parrocchia,

-      alla sensibilizzazione alle iniziative di carità promosse dalla parrocchia;

-      alla disciplina, necessaria per la partecipazione fruttuosa alla catechesi,

-      alla crescita nella maturazione cristiana.

I genitori che chiedono il catechismo si impegnano:

-      ad accompagnare i figli in tutto il percorso dell’iniziazione. 24

-      a collaborare con i catechisti, perché i figli possano completare il lavoro svolto in parrocchia e assimilare i contenuti della catechesi;

-      a partecipare normalmente alla celebrazione eucaristica festiva in parrocchia, agli incontri di catechesi per gli adulti e a quelli fatti specificamente per loro;

-      a collaborare alle attività che la parrocchia fa per i loro figli.

I genitori che non condividono il cammino ecclesiale ma richiedono che i loro figli partecipino al cammino di iniziazione, dovranno concordare con il parroco come assicurare ai figli l’educazione cristiana.

In particolare venga rivalutato il ruolo del padrino, che è persona di fiducia della comunità e della famiglia, che si impegna di introdurre e accompagnare il fanciulli nel cammino di iniziazione.

La comunità metta la massima cura nel formare un gruppo di catechisti autorevoli nel trasmettere la parola di Dio.

I catechisti siano testimoni della fede, siano disponibili a lavorare in gruppo e a partecipare agli incontri di formazione e di preghiera previsti per loro in forania e in parrocchia.

La parrocchia favorisca la partecipazione dei catechisti alla scuola di teologia o ai corsi di aggiornamento catechetico e biblico. Faccia in modo che il gruppo catechisti sia sufficiente a coprire le necessità ordinarie e straordinarie della catechesi, assicurando la disponibilità di catechisti per gli avvicendamenti.

I catechisti si faranno premura di:

-      concordare tra loro il lavoro, in modo che sia ben armonizzato;

-      lavorare in sintonia con il parroco e il consiglio pastorale;

-      ricercare la collaborazione tra loro e con i genitori;

-     partecipare alla catechesi degli adulti e  collaborare all’attività dei gruppi.

 

4.1.4  Iniziative per la catechesi

Ogni anno verranno celebrate due feste della catechesi:

-      il mandato ai catechisti all’inizio dell’anno pastorale;

-      il ringraziamento per l’anno catechistico alla conclusione dell’anno pastorale.

 

 

Queste feste vengano celebrate in modo che:

-      la comunità prenda coscienza che il compito di evangelizzare compete a tutti i cristiani;

-      i catechisti sentano di essere non battitori liberi ma persone mandate, accompagnate e sostenute dalla comunità, che le affida alla grazia del Signore per questa impresa. 25 

Come annunciare il vangelo senza prima essere mandati?  26

La parrocchia, in collaborazione con la forania o se necessario, da sola, favorisca lo studio sistematico della bibbia, e in particolare del nuovo testamento, perché i fedeli e gli operatori pastorali possano attingere direttamente alle fonti della Parola.

Si formi quanto prima, con la collaborazione delle persone più sensibili e preparate, una “Commissione per la catechesi” che rappresenti le varie fasce di età e si faccia carico di programmare tutta la pastorale catechetica.

Si veda anche di costituire una biblioteca finalizzata alla formazione cristiana, predisponendo il finanziamento necessario e assicurando la presenza di persone che curino il suo funzionamento.  

 

4.2  I percorsi della celebrazione.

La nostra comunità continui a preparare con impegno e celebrare con amore la liturgia, rispondendo ai bisogni che emergono in questo nostro tempo e inseguendo l’ideale proposto dall’ultimo Concilio là dove dichiara che “le azioni liturgiche sono celebrazioni della Chiesa, che appartengono all’intero suo corpo, lo manifestano e lo implicano e tutti i singoli membri vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati e degli uffici. 27

Appaia soprattutto la natura della Chiesa, costituita da adulti, uomini e donne, che rispondono con responsabilità e con gioia al Signore che li convoca nel giorno a lui consacrato e non delegano a nessuno il proprio posto nell’assemblea del popolo di Dio.

La comunità favorisca il formarsi di una “Commissione per la liturgia”, composta da persone sensibili a questo tema e disponibili per preparare le celebrazioni e far conoscere e amare la liturgia a tutta la comunità.

 

4.2.1  L’anno liturgico.

Il cristiano vive nel tempo  e si immedesima con esso.

Quando infatti rievoca un evento della salvezza sente il bisogno di attualizzarlo inserendolo nei ritmi regolari del tempo.

La Chiesa distribuisce tutto il mistero di Cristo nel corso di un anno liturgico, perché gli eventi salvifici possano incontrare l’uomo, comunicargli la salvezza di cui sono l’origine e mantenere viva in lui l’attesa del ritorno del Signore.

La nostra comunità faccia in modo che l’anno liturgico scandisca il ritmo di tutta l’attività pastorale, per trovare nella liturgia la fonte e il culmine della vita cristiana.

Si mantenga l’impegno di santificare i tempi forti dell’anno liturgico con il ritiro, la veglia e la celebrazione penitenziale comunitaria nelle tre maggiori solennità.

 

4.2.2  La domenica.

La Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che giustamente chiama giorno del Signore o domenica.

Bisogna educare i fedeli a vivere la santità della domenica, riunendosi in assemblea per ascoltare la parola di Dio, essere trasformati dalla sua grazia e  confermare  la propria identità di popolo eletto.

La domenica sia la festa della comunità, il giorno che distingue e qualifica il cristiano e un segno importante di appartenenza alla Chiesa.

I cristiani siano sempre coscienti che “non possono vivere senza celebrare il giorno del Signore”.  28

Celebrare l’eucarestia deve essere espressione della riconoscenza di tutti verso il Signore, che ci chiama a essere la sua Chiesa e ci dà la forza di vivere la fraternità e di andare incontro ai fratelli che sono nel bisogno.

4.2.3  La liturgia delle ore.

La comunità avrà cura di continuare con perseveranza il canto delle lodi e, ogni volta che sia possibile, il canto dei vespri.

La Chiesa innalza insieme con Cristo la lode al Padre nelle varie ore del giorno, che trascorre nel ricordo delle opere della nostra salvezza.

Lo fa con le parole che lo Spirito pone sulle sue labbra, dopo averle fatte risuonare nel suo cuore.

Si cerchi di curare l’educazione a questa forma di preghiera e di diffondere la  conoscenza dei salmi, in modo che la liturgia delle ore diventi la preghiera normale del cristiano e della comunità.

La preghiera delle ore venga favorita soprattutto nei campi scuola, nelle celebrazioni  particolari e nei gruppi.

 

4.2.4   L’iniziazione cristiana.

Con  il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia una persona viene “iniziata” nella vita cristiana, cioè resa capace di viverla e di darne testimonianza al mondo.

Nel celebrare questi tre sacramenti, che formano il cristiano, la comunità segue con fedeltà il Direttorio dell’iniziazione cristiana in vigore nella nostra diocesi.

In particolare richiede il cammino di fede previsto per preparare ogni sacramento.

Dal momento che questi sacramenti vengono celebrati prima della maggiore età, la famiglia venga coinvolta nell’itinerario che la comunità propone.

L’iniziazione incomincia con il rito di accoglienza nella comunità.

Esso mette in luce che:

-      Cristo vive nella comunità cristiana e lì i discepoli lo incontrano;

-      essere accolti nella comunità e vivere in essa è indispensabile al Regno;

-      i sacramenti non appartengono alla persona o alla famiglia ma al Signore che li celebra  con la sua comunità.

La celebrazione del battesimo richiede almeno tre mesi di preparazione.

I genitori vedano di comunicare subito in parrocchia la nascita di un figlio.

I cammini iniziano in ottobre, in gennaio e dopo la celebrazione della pasqua.

L’eucarestia di  prima comunione viene celebrata nel quarto anno di catechesi.

La cresima si celebra attualmente alla fine del decimo anno di catechesi e la comunione di maturità alla fine del dodicesimo.

La celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione richiede la partecipazione a tutti i percorsi del cammino ecclesiale o, quando vengono celebrati dagli adulti, un opportuno tempo di catecumenato, secondo la tradizione della Chiesa.

 

4.2.5   Le altre celebrazioni.

 

            La riconciliazione.

E’ opportuno che il sacramento della riconciliazione venga celebrato la prima volta entro la Messa festiva, per mettere in risalto la natura e l’importanza del sacramento.

Si celebri periodicamente la penitenza comunitaria e si educhino i fedeli a frequentare questo sacramento.

I fedeli vengano aiutati a praticare l’accompagnamento o direzione spirituale per formarsi a vivere una vita cristiana matura.

 

            Il matrimonio

Sia oggi tenuto in particolare considerazione, per liberare le sue grandi potenzialità sacramentali, recuperare la dimensione familiare della comunità cristiana e superare gli ostacoli che la famiglia incontra nella vita economica e sociale.

In particolare la parrocchia curi queste iniziative:

-      preveda almeno un anno di preparazione al matrimonio.

E’ bene che i cristiani, fin dall’inizio del fidanzamento, si preoccupino di fondare cristianamente il loro amore e partecipino per tempo al cammino di fede verso il matrimonio, anche prima di stabilire la data della celebrazione.

-      faccia in modo che la festa annuale della famiglia, entro la quale è bene ricordare gli anniversari di matrimonio, metta in luce la santità del matrimonio ed educhi a viverlo come segno, nel nostro tempo, dell’amore di Cristo per la Chiesa.

-      istituisca una festa del fidanzamento, in modo che i giovani e la comunità scoprano il periodo di preparazione al matrimonio come tempo di grazia, e vivano con gratitudine la vocazione di formare una famiglia cristiana.

 

            La consacrazione al Signore e al Regno.

Da sempre il Signore chiama alcune persone a seguirlo con una consacrazione speciale a lui e al suo Regno. Queste chiamate sono un dono prezioso del Signore alla comunità cristiana.

La nostra comunità cerchi di presentare in modo adeguato la vocazione al ministero sacerdotale e alla consacrazione religiosa, e in particolare nell’ordine delle vergini, per accrescere nei fedeli la stima, la preghiera e la collaborazione. E’ infatti la parrocchia l’ambito naturale in cui questo seme attecchisce e matura. La comunità curi ogni anno la veglia di preghiera per le vocazioni e, quando si verificasse qualche partenza vocazionale, la celebri come grande festa della comunità.

Si introduca la celebrazione di una giornata o veglia per il pastore, per aiutare a vivere bene il rapporto tra il pastore e la comunità.

 

            La cura degli infermi.

La Chiesa continua nel tempo a manifestare l’amore di Gesù per i malati e a rinnovare per loro i suoi gesti di salvezza.

In particolare la nostra parrocchia mantenga e sviluppi queste iniziative:

-    la visita periodica del sacerdote, per assicurare la possibilità del dialogo e del sacramento della riconciliazione.

-    il servizio dei ministri della comunione che portano l’eucarestia ai malati nei giorni festivi, per dare a tutti la possibilità di celebrare le feste uniti alla comunità;

-    la celebrazione comunitaria del sacramento degli infermi, da rinnovare ogni tre anni, preceduta da una congrua preparazione catechetica e liturgica.

 

            I funerali.

Il funerale cristiano viene celebrato per tutti coloro per cui viene richiesto. Sia un momento di preghiera per i nostri defunti,  di meditazione sulla vita eterna e di solidarietà con i nostri fratelli che fanno l’esperienza del dolore.

La veglia funebre venga celebrata in chiesa.

Se si recita una parte del rosario, venga dato spazio alla proclamazione della parola, al canto e alla preghiera dei salmi.

La veglia sia presieduta dal parroco o dai ministri della comunione.

I parenti del defunto si facciano premura di segnalare anche nelle epigrafi l’orario della veglia, così da favorire la partecipazione a questo momento di preghiera anche a chi  non può partecipare al funerale.

 

4.2.6  La preghiera in famiglia.

La famiglia cristiana è una piccola Chiesa soprattutto quando si riunisce nell’intimità della preghiera.

La preghiera in famiglia è esperienza della natura della famiglia e della Chiesa.

La preghiera in famiglia infatti manifesta ed esalta il forte coinvolgimento affettivo  delle persone che pregano insieme e la presenza di Cristo che si rinnova dove due o più vivono la comunione nel suo nome. 29

 

 

4.3   I percorsi della carità.

La carità è l’ambito della vita ecclesiale in cui i cristiani verificano e completano l’ascolto della parola e la celebrazione.

Per essi la carità non è solo solidarietà verso chi è nel bisogno ma anche manifestazione che ricercano prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia.

La carità si manifesta innanzitutto nello stile di vita dei cristiani.

In una società pervasa dalla ricerca dell’avere e dal consumismo è importante vivere una vita sobria, leale e aperta al bisogno di chi viene emarginato.

Essa si manifesta anche nell’uso che la comunità fa dei beni.

Diventa importante rendere visibile, anche nel bilancio economico della parrocchia, i beni che la comunità destina alla carità.

 

4.3.1  Gli obiettivi.

Ci proponiamo di realizzare nel nostro futuro questi obiettivi:

-    dare a tutti quelli che frequentano la parrocchia l’opportunità di crescere nella comunione ecclesiale. Gli Atti degli Apostoli documentano quanto era importante la testimonianza della carità nella Chiesa apostolica. 30

-            promuovere incontri aperti a tutti e insieme rispettosi della comunità cristiana, della fede che professa e dei valori che esprime.

Ci proponiamo infatti di accogliere le persone in una comunione in cui ci sia la reciprocità del rispetto e della condivisione.

L’accoglienza deve avvenire anche nel rispetto delle strutture e dei locali  della parrocchia che sono destinati alla pastorale.

La Chiesa non può rinunciare ad educare ai valori della vita e a condurre all’incontro con il Cristo Salvatore, per essere fedele al vangelo che chiama ad amare come Dio ama.

 

-    essere una comunità aperta verso i cristiani che non frequentano, per intessere con loro dialogo, amicizia e condivisione dei valori.

Le iniziative della carità acquistano valore cristiano in quanto sono segni di comunione ecclesiale.

 

-             costituire un gruppo di persone che esercitino il ministero dell’accoglienza a nome della comunità, perché chi si avvicina alla comunità si senta amato come fratello nel Signore e perché venga informato adeguatamente sulla  parrocchia e sulle sue iniziative pastorali.

 

-    essere una comunità aperta, accogliente e solidale verso le persone che vivono nel territorio. “La Chiesa ... crede di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia.” 31

 “Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio.” 32

 “Iddio, che ha paterna cura di tutti, ha voluto che gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro con animo di fratelli.” 33

 

4.3.2  Le attenzioni

Auspichiamo che si sviluppino queste attenzioni:

-            educazione alla solidarietà:

     La scelta preferenziale per i poveri è un elemento centrale dell’identità cristiana ed ecclesiale.

     L’etica cristiana ha una dimensione sociale e si interessa ai grandi temi che travagliano la vita sociale, economica e politica.

 

-             accoglienza dentro la comunità.

     Attraverso il Circolo parrocchiale e l’uso degli spazi e degli ambienti parrocchiali si curino le relazioni fraterne, la condivisione dei momenti di festa per i gruppi e per tutta la comunità.

 

-            accoglienza nel territorio cittadino.

     La comunità si faccia carico delle povertà e dei bisogni di chi le vive accanto ed educhi i fedeli a impegnarsi a risolvere i problemi comuni, mettendo in atto tutte le collaborazioni per la promozione della vita umana.

 

-            rafforzamento della caritas parrocchiale.

     La caritas va intesa come mezzo pedagogico e strumento di pastorale per garantire l’animazione di tutta la comunità alla carità, facendo in modo che la carità sia al centro del lavoro e del cammino della comunità stessa. 34

     Si cerchino nuove adesioni, soprattutto di giovani, e le si dia una struttura visibile, per metterla in grado di attuare un programma di formazione e di iniziative che, anche in collaborazione con la forania e con la diocesi, educhino alla carità, al volontariato e alla pace.

 

-            istituzione di un fondo di solidarietà.

     Una iniziativa della parrocchia di adozione a distanza è stata accolta e continuata con molta generosità.

            Si studi la possibilità di istituire in parrocchia un fondo permanente di solidarietà da utilizzare per microrealizzazioni nel nostro territorio e nel mondo per particolari situazioni di bisogno.