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LE ISTANZE EMERGENTI
Il
Regno cresce nel tempo
e secondo le possibilità che il Signore stesso apre alla sua
Chiesa. Per conciliare la situazione attuale della comunità con
le esigenze del Regno dobbiamo porre attenzione ad alcune istanze
emergenti.
5.1
L’unità della comunità
I percorsi ecclesiali partono
da situazioni di vita cristiana molto diverse e devono condurre ad
essere tutti una cosa sola. 35
Oggi nella nostra comunità
dobbiamo rispettare due esigenze.
5.1.1 L’indivisibilità
del cammino ecclesiale.
Il cammino ecclesiale che
abbiamo delineato è indivisibile nei suoi percorsi.
Vivere la vita ecclesiale
significa condividere l’ascolto della parola, la celebrazione
della salvezza e l’esercizio dell’amore fraterno.
Il Signore Gesù, celebrando
la sua pasqua con i suoi discepoli, li ha amati fino alla fine nel
dono di se stesso:
-
nella sua parola, come manifestazione del disegno del
Padre,
-
nel suo corpo e del suo sangue, come memoria che attualizza
la salvezza,
-
nell’amore fraterno, come compimento dell’amore divino.
Egli ha dato loro il compito
e il potere di perpetuarli in sua memoria.
Solo continuando questa
testimonianza di Gesù la Chiesa può raccoglierne l’eredità e
donarla, come grazia, a quanti Egli chiama a salvezza.
Non possiamo ridurre la
memoria di Gesù solo alla fede o solo alla celebrazione o solo
alle opere di carità, e separare ciò che Dio ha voluto unito
nella sua vita e in quella della sua Chiesa.
La nostra comunità di norma
richiede:
-
a chi domanda di celebrare i sacramenti, di partecipare a
un cammino di formazione specifica;
-
a chi partecipa
alla catechesi parrocchiale, di frequentare anche l’eucarestia
domenicale in parrocchia;
-
a chi frequenta
gli spazi e le iniziative parrocchiali, di esprimere e favorire la
comunione che l’amore divino compie nella catechesi e nella
celebrazione.
Nel cammino ecclesiale,
infatti, la Chiesa si manifesta e si edifica come sacramento, cioè
segno e strumento della comunione di Dio con gli uomini.
Come madre si fa prossima ad
ogni uomo, lo accoglie, lo educa alla fede e lo fa partecipe della
sua vita e della sua missione.
5.1.2
I cammini diversificati.
Siamo chiamati a far
pastorale in un territorio e in un tempo in cui la vita concreta
delle persone e la loro religiosità manifestano vissuti molto
diversi.
Si va da una partecipazione
viva e convinta fino all’abbandono della vita cristiana.
Oggi risentiamo del diffuso
clima pluralistico in cui emergono la crisi della fede,
l’appartenenza parziale a Cristo e alla Chiesa e la perdita
delle evidenze etiche legate al messaggio cristiano. 36
Occorre farsi attenti alla
domanda e, attraverso il dialogo e il discernimento, verificarne i
motivi e le spinte e proporre un cammino che risponda alle
esigenze spirituali di ciascuno e, nello stesso tempo, sia fedele
al vangelo.
La nostra comunità deve
cercare di offrire la possibilità di cammini diversificati, in
modo che gli eventi della salvezza siano vissuti adeguatamente.
A tutti i cristiani deve
essere data la possibilità di sintonizzarsi con gradualità e
verità con la vita ecclesiale, nel rispetto del vissuto di ognuno
e di quello della comunità.
Si veda di introdurre queste
diversificazioni nei percorsi della catechesi, per dare ad ogni
persona il sostegno di cui ha bisogno senza mortificare il cammino
degli altri.
Occorre una particolare
attenzione soprattutto nel rispondere alla domanda dei sacramenti
e nell’accogliere i divorziati, i conviventi
e le persone che vivono situazioni particolari.
Lo scopo dei cammini
diversificati non è quello di discriminare o emettere giudizi di
merito sulle persone ma di servire la verità, di rispondere alle
varie situazioni di fede e di vita e di non privare nessuno della
possibilità di un approccio graduale alla salvezza.
Questo comporta un impegno
particolare per organizzare l’iniziazione cristiana come un
processo formativo all’esperienza di vita cristiana e per
preparare un numero adeguato di formatori. 37
5.2
La centralità della comunità.
Il Concilio Vaticano II
insegna che “Dio
volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza
alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo che
lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse”. 38
Infatti non siamo noi a
scegliere il Signore ma è lui ad averci scelti e riuniti nella
sua Chiesa. 39 Egli ci ha consegnato il comandamento di amarci
gli uni gli altri e ha pregato il Padre perché siamo una cosa
sola. 40
Fin dalle origini della
Chiesa le caratteristiche della comunità cristiana sono
l’essere assidui, lo stare insieme, l’avere un cuor solo e
un’anima sola e la comunione dei beni. Il Signore stesso esalta
l’importanza della comunità, perché ogni giorno “aggiungeva
alla comunità quelli che erano salvati.” 41
La nostra parrocchia deve
quindi avere la preoccupazione costante di:
-
educare i fedeli all’appartenenza ecclesiale, cioè a
partecipare alla vita della propria comunità.
La
comunità, come madre, ci genera alla vita in Cristo e accompagna
la nostra crescita mediante il vangelo, i sacramenti e il dono
dello Spirito.
La
comunità, a sua volta, vive dei carismi e della santità dei suoi
membri. Ogni cristiano che vive la comunità ecclesiale si sente
da essa amato e mandato dalla comunità a svolgere una missione
per il Regno e si preoccupa di amarla e di farla amare.
- curare
che i percorsi della catechesi, della celebrazione e della carità
prevedano tempi e spazi per la partecipazione in coppia e in
gruppo, in modo che il cammino di fede favorisca la comunione
ecclesiale di coloro che vi partecipano.
In
particolare in questo momento storico è necessaria una educazione
a perseguire due obiettivi urgenti.
5.2.1.
La comunione ecclesiale
Bisogna fare in modo che i
cristiani vivano nella comunità come in una famiglia, per
sperimentare la gioia di incontrare Dio come padre e i cristiani
come fratelli e sorelle.
La comunità resta anche
luogo di confronto di esperienze, di attese diverse e talora di
tensione tra le persone ma la libertà e i carismi dei singoli
devono comporsi nella comunione ecclesiale.
Occorre riconoscere la libertà
di tutti, perché, quanto più essa è favorita, tanto più la
comunione diventa ricca e gioiosa. In particolare sono da
incoraggiare quanti fanno scelte di vita più coraggiose e più
vicine al vangelo.
Carità pastorale è mettere
tutti nella condizione di esprimere il meglio dei carismi che il
Signore ha dato a ognuno.
Occorre favorire la
comunione, perché la libertà delle singole persone trovi lo
spazio adatto per esprimersi ed espandersi.
La comunione ecclesiale
funziona quando ogni battezzato svolge la sua parte per
l’edificazione del regno e quando i carismi di ognuno vengono
riconosciuti come dono per la comunità.
Comunione ecclesiale non è appiattimento sulle
cose che tutti sono disposti a fare ma stimolo a camminare con chi
è più avanti sulla via del Signore. Gesù e di Paolo che si sono
posti come modelli da imitare. 42
5.2.2 La
disciplina ecclesiale
Nella Chiesa nessuno può
disporre della evangelizzazione secondo criteri e prospettive
personali, perché Gesù ha affidato alla Chiesa intera la
missione di continuare l’opera della redenzione.
La pastorale parrocchiale fa
riferimento al parroco e al Consiglio pastorale, che a loro volta
lavorano in comunione con il Vescovo e il suo presbiterio.
Gesù, a chi vuole essere suo
discepolo, chiede la conversione e la disponibilità a seguirlo.
Una pastorale autentica non potrà mai fare a meno di annunciare,
celebrare e servire il vangelo in tutti i suoi contenuti.
La Chiesa nello svolgere
questo compito dovrà rispondere ad alcuni criteri fondamentali,
che scaturiscono dalla stessa missione salvifica affidatale dal
Signore Gesù. In virtù di questi criteri l’operatore pastorale
dovrà comunicare la fede e l’insegnamento autentico della
Chiesa, sarà attento alle condizioni concrete in cui vivono gli
uomini e le donne di oggi, sosterrà e accompagnerà con gradualità
il loro cammino verso la santità.
43
Non dobbiamo esitare a
mostrare fin dove è possibile la profondità del mistero.
Le persone che educhiamo alla
fedeltà alle esigenze del vangelo goderanno la gioia e
ringrazieranno il Signore del cammino che hanno potuto fare nella
propria comunità cristiana.
La comunione ecclesiale si
raggiunge con il discernimento comunitario.
Di fronte alle problematiche
che insorgono i cristiani evitano la critica senza responsabilità
e sciolgono i fratelli dalla colpa attraverso la correzione
fraterna e graduale. 44
I problemi vanno presentati
nel posto giusto e nel rispetto delle varie responsabilità e
vanno valutati alla luce della parola di Dio.
Le soluzioni ultime vengono
elaborate dal Consiglio pastorale, che partecipa, insieme con il
parroco, alla missione pastorale della Chiesa.
A tutti è richiesta la
disciplina ecclesiale, che si
manifesta nell’accogliere le norme e gli orientamenti con cui il
Consiglio pastorale regola la vita della comunità cristiana, nel
rispetto di ciò che lo Spirito dice alla nostra Chiesa.
La disciplina ecclesiale dona
agli operatori pastorali sicurezza e serenità nel loro lavoro e a
tutti la gioia di appartenere ad una comunità che cerca di essere
fedele al suo Signore.
L’apostolo Giacomo insegna: “Chi fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà,
e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno
che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel
praticarla.” 45
5.3
La visibilità della comunità.
La nostra parrocchia è stata
interessata da una vasta immigrazione, dovuta al recente sviluppo
urbanistico del quartiere.
Oggi è abitata da molte
persone, in prevalenza membri di famiglie giovani, estranee al
contesto sociale e religioso della comunità.
Non è cessato il flusso di
emigrazione verso altre chiese che ha caratterizzato il nostro
passato di paese di periferia cittadina.
Si diffonde sempre più nei
cristiani una crisi di identità e una difficoltà ad appartenere
visibilmente alla parrocchia.
Occorre dare vita ad alcune
iniziative che aiutino a far comunità secondo le istanze del
nostro cammino ecclesiale e a rendere la comunità visibile e
amabile così che tutti possano sperimentare quanto sia bello e
soave che i fratelli vivano insieme. 46
5.3.1 Le
feste.
Vediamo opportuno che siano
celebrate due giornate in cui i fedeli possano vivere
l’appartenenza alla comunità cristiana come dono del Signore e
festa fra fratelli:
-
la festa della dedicazione della chiesa
parrocchiale.
Ora
abbiamo terminato i lavori di restauro statico, architettonico e
artistico della chiesa e celebrato la solennità della sua
dedicazione.
Ne
faremo memoria ogni anno, la prima domenica di ottobre, come festa
di una comunità che si sente Chiesa viva che cammina nel tempo.
La festa
inaugurerà anche l’anno pastorale e richiamerà i cristiani a
seguirne con convinzione i percorsi .
-
la festa dell’appartenenza.
Continui ad essere celebrata
alla fine dell’anno pastorale per aiutare le persone a rivivere
le esperienze più significative dell’anno attorno, a conoscersi
e a condividere nella gioia il dono dell’amore che le lega tra
di loro e con il Signore.
Si svolga attorno a una
celebrazione liturgica forte, alla convivialità e alla
comunicazione, attraverso iniziative appropriate, di alcuni
momenti significativi della vita parrocchiale.
5.3.2 L’informazione.
La parrocchia abbia cura di
informare costantemente i fedeli sulla vita della comunità e in
particolare sulle iniziative pastorali circa i percorsi pastorali
che abbiamo presentato.
In particolare curi il foglio
domenicale “Annuncio”, che scandisce la vita della comunità
seguendo il tempo liturgico.
Si continui a farlo arrivare,
almeno per alcuni eventi più importanti, a tutte le famiglie
della parrocchia, come testimonianza del nostro impegno e come
invito a partecipare al cammino ecclesiale.
Sarebbe
bene pubblicare un documento sulla iniziazione cristiana, per far
conoscere gli orientamenti che i Vescovi italiani danno su tre
situazioni particolari:
-
gli adulti che non hanno ricevuto il battesimo e domandano
i
sacramenti dell’iniziazione
cristiana;
-
i fanciulli e i ragazzi che chiedono di essere iniziati al
mistero del
Cristo e alla vita della
Chiesa
-
le persone che hanno ricevuto il battesimo ma non sono
sufficientemente evangelizzate, hanno abbandonato la
pratica
religiosa ed ora desiderano risvegliare la fede ricevuta e
vivere
l’esperienza cristiana in maniera consapevole e operosa. 47
5.4
L’apertura della comunità.
La Chiesa annuncia il vangelo
ai fedeli ed essi lo portano agli altri.
Il nostro impegno in questi
anni si è rivolto soprattutto ai praticanti con l’intento di
formare con loro una vera comunità cristiana.
Ora, insieme, dobbiamo
rivolgerci a tutti gli abitanti del nostro quartiere.
E’ importante che nel territorio ci sia una
comunità cristiana di riferimento a cui il Signore possa affidare
coloro che Egli salva. 48
Oggi nel territorio della
parrocchia convivono persone che hanno atteggiamenti molto diversi
riguardo al vangelo.
Occorre che i cristiani siano
disponibili e preparati per annunciare il vangelo a tutti:
-
a quelli che non partecipano al cammino ecclesiale, per
offrire l’annuncio che risvegli in loro il bisogno di
partecipazione,
-
ai cristiani lontani dalla comunità, per aiutarli a
rientrare nella comunione della Chiesa che vive nel loro
territorio e che ha bisogno anche di loro per vivere la pienezza
della ricchezza di Cristo.
-
ai credenti appartenenti ad altre religioni, per aprirci
insieme alla pienezza della grazia che viene offerta agli uomini
in Cristo Gesù.
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