| TI
                  LODERO’ 
                  
                   
                   
                   IN
                  MEZZO ALL’ASSEMBLEA   (Salmo
                  22, 23; Lettera agli Ebrei 2,12) 
                  
                   
                    
                  
                   
                                                                                              
                  
                  
                   
                   
                   Parrocchia
                  di Campolongo in Conegliano
                  
                   Anno
                  pastorale 2011-2012
                  
                   
                   
                   
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                      TI loderò in mezzo all’assemblea   
                   
                   Introduzione.
                  
                  
                   
                   
                   Il
                  Concilio Vaticano II ha dedicato alla liturgia la costituzione
                  Sacrosantum Concilium, pubblicata il 4.12.1963. 
                  
                   Negli
                  anni successivi la liturgia è stata riformata secondo le
                  indicazioni dei padri conciliari, perché il modo di celebrare
                  rispecchiasse la fede della Chiesa che si è manifestata nel
                  Concilio.
                  
                   Insieme
                  con il Consiglio pastorale presento alcune disposizioni che
                  guidano le nostre celebrazioni e propongo qualche
                  aggiornamento in modo da aiutare tutti, anche le persone che
                  si sono inserite nella nostra comunità in tempi successivi, a
                  farsi parte attiva della celebrazione della Chiesa. 
                  
                   La
                  liturgia trova alimento nella Scrittura e nella Tradizione.
                  Esse non sono inerti ma sempre vive e comunicanti, perché
                  scaturiscono dalla stessa sorgente divina, e accompagnano ogni
                  giorno il cammino del popolo di Dio. Il Concilio nella
                  costituzione Dei Verbum
                  sulla rivelazione scrive: “La Tradizione che viene a noi
                  dagli Apostoli progredisce nella Chiesa con l’aiuto dello
                  Spirito santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle
                  cose quanto delle parole che vengono trasmesse”. La liturgia
                  quindi è celebrazione di tutta la comunità. Essa, riunita
                  nella casa del Signore, esercita la sua funzione di 
                  popolo sacerdotale e, in comunione con Gesù sacerdote
                  e con la Chiesa universale, secondo i vari carismi che lo
                  Spirito santo dona ai suoi membri, rivolge a Dio la lode a lui
                  gradita, fa memoria degli eventi della salvezza e santifica i
                  fedeli con la grazia dei sacramenti. Giovanni XXIII scriveva:
                  “La tradizione è il progresso che è stato fatto ieri, come
                  il progresso che noi dobbiamo fare oggi. Esso costituirà la
                  tradizione di domani”.
                  
                   La
                  comunità dunque valorizza la preghiera di coloro che
                  l’hanno preceduta, la aggiorna e la trasmette alle nuove
                  generazioni. Tutti i fedeli quindi hanno il diritto e il
                  dovere di conoscere e condividere le modalità celebrative
                  della loro comunità, in modo da parteciparvi con
                  consapevolezza e da celebrare, in una liturgia viva, cose
                  nuove e cose antiche. C'è stato un tempo in cui la liturgia
                  era sovrastata da pratiche di devozione. Le devozioni hanno
                  contribuito a mantenere la preghiera e la fede in tempo di
                  crisi della parola di Dio. Il Concilio ha riaperto il tesoro
                  della Parola, dei sacramenti e della liturgia delle ore a
                  tutti i fedeli. Occorre conoscere queste realtà e celebrarle
                  dando loro la precedenza sulle devozioni. 
                  
                   
                   
                   
                   
                   1. 
                  La preparazione alle celebrazioni.
                  
                    
                  
                   Le
                  celebrazioni liturgiche vanno preparate. Ogni settimana “Annuncio”
                  riporta in quarta pagina le indicazioni delle letture della
                  domenica successiva, perché i fedeli possano leggere i testi
                  biblici che verranno proclamati in chiesa. Anche la puntualità
                  aiuta a celebrare bene. Essere in chiesa con un certo anticipo
                  permette di sintonizzare il proprio animo con i luoghi della
                  celebrazione: il trittico con l’affresco del crocifisso e
                  dell’annunciazione, la natività, l’altare, l’ambone e
                  la sede di chi presiede l’assemblea, il battistero e il
                  confessionale. Abbiamo restaurato il presbiterio e l’arredo
                  in modo che sia evidente la loro funzione liturgica e siano
                  significativi di ciò che la liturgia celebra, evitando di
                  sovrapporre immagini legate alle devozioni. Speriamo di curare
                  presto un opuscolo che illustri i segni presenti nella chiesa
                  in modo che comunichino ai fedeli il loro significato oltre
                  che la loro bellezza. Essere in chiesa in anticipo permette
                  anche di preparare con l’assemblea i testi, i riti e i
                  canti. Ogni persona prenda posto dove può vedere e seguire la
                  celebrazione. I bambini partecipino con i loro genitori o con
                  i loro coetanei in modo da seguire bene il rito. Abbiamo cura
                  di occupare tutti i posti vicino all’altare, che è al
                  centro della celebrazione, e di non mancare all’atto
                  penitenziale con cui inizia l’eucaristia. Gesù all’inizio
                  della sua ultima cena con i discepoli, nella lavanda dei
                  piedi, ha creato un clima di umiltà e di fraternità e li ha
                  purificati, perché, in virtù di quella cena,  potessero
                  aver parte con lui. 
                  
                   Durante
                  una celebrazione è possibile costruire dei segni che aiutino
                  la partecipazione alla liturgia dell’assemblea o di parte di
                  essa, come i bambini, i ragazzi e i malati, durante i tempi
                  liturgici forti o in altre circostanze. Questi segni vanno
                  concordati con il parroco, preparati con cura e presentati in
                  modo opportuno all’assemblea.
                  
                   
                   
                   
                   
                   2.
                  Alcune componenti comuni alle celebrazioni. 
                  
                   
                   
                   Il canto.
                  
                   
                   
                   Il
                  27 maggio 2007 il Consiglio pastorale ha regolato il canto
                  nella liturgia in un proprio documento intitolato: Cantate
                  al Signore un canto nuovo, la sua lode nell’assemblea dei
                  fedeli. Qui aggiungiamo che il canto sacro è parte
                  integrante della liturgia e che la musica, quando è unita
                  all’azione liturgica, rende più solenni e belli i riti. Per
                  favorire il canto di tutta l’assemblea è opportuno che
                  l’animatore liturgico presenti i canti all’assemblea prima
                  di ogni celebrazione festiva. Devono essere adeguati alla
                  liturgia che si celebra e semplici così che l’assemblea li
                  possa provare ed eseguire. In alcuni tempi liturgici, inoltre,
                  è bene avere un’attenzione ulteriore, sia nella scelta dei
                  canti, che devono essere adatti all’evento da celebrare, sia
                  nelle prove del gruppo corale di sostegno dell’assemblea. 
                  
                   Se
                  questo impegno può essere esteso possiamo proporre durante
                  tutto l’anno canti nuovi ed anche canti polifonici. 
                  
                   Il
                  canto dell’assemblea è un ministero ecclesiale suscitato
                  dallo Spirito ed è bene che i fedeli siano disponibili alla
                  sua azione.
                  
                   Le
                  offerte.
                  
                   
                   
                   Per
                  lunga tradizione in occasione della celebrazione dei
                  sacramenti e dei funerali e nelle Messe festive vengono
                  raccolte le elemosine dei fedeli 
                  e un’offerta alla chiesa da parte delle famiglie
                  interessate alla celebrazione. E’ un modo per manifestare
                  riconoscenza al Signore e alla comunità per il dono ricevuto, per partecipare alle spese che la parrocchia
                  sostiene per la pastorale e per i poveri. 
                  
                   Dal
                  2000, anno del giubileo, abbiamo istituito con
                  l’approvazione del vescovo un fondo di solidarietà. Della
                  gestione di questo fondo diamo resoconto nel foglio
                  settimanale “Annuncio”.
                  
                  
                   
                   
                   I fiori.
                  
                   
                   
                   I
                  fiori accompagnano con un tocco di colore e di calore gli  eventi
                  importanti della vita e rendono più belle le celebrazioni.
                  
                    Manifestano
                  i sentimenti.  Un
                  fiore rimanda alla creazione, opera di Dio, e rappresenta la
                  bellezza della vita e la sua caducità. Nella liturgia i fiori
                  vanno usati secondo il tempo liturgico e gli eventi che si
                  celebrano e non secondo criteri e gusti personali. Non possono
                  togliere evidenza all’altare, all’ambone e all’apparato
                  iconografico e non vanno posati sull’altare e sui banchi. La
                  nostra chiesa ha un presbiterio con spazi ristretti. Occorre
                  dunque che gli addobbi floreali non invadano gli spazi
                  celebrativi  ma che
                  si armonizzino con i segni liturgici.  I
                  luoghi più appropriati per la collocazione sono quelli ormai
                  abituali. Anche per gli addobbi floreali la comunità
                  cristiana è tenuta ad uno stile sobrio. La nostra chiesa è
                  piena di luce e di calore per cui è decorosa anche con pochi
                  fiori e con piante adatte. In occasione dei funerali si
                  portino in chiesa solo i fiori per la celebrazione. Essi
                  restino in chiesa anche dopo la celebrazione.
                  
                   
                   
                   Le fotografie.
                  
                   
                   
                   Noi
                  amiamo riprendere gli eventi importanti della vita per
                  conservarne memoria. Alcune celebrazioni religiose sono eventi
                  grandi nella nostra esistenza. La chiesa però non è uno
                  studio fotografico e le riprese vanno fatte secondo le norme
                  stabilite dal vescovo, che consentono di fotografare nel
                  rispetto di alcuni criteri e metodi. E’ consentita la
                  presenza di un solo fotografo che conosca e rispetti la
                  liturgia che si celebra. E’ consentita la ripresa video,
                  purché la telecamera sia piazzata in un luogo che non
                  disturba lo svolgimento della liturgia e non venga spostata
                  durante la celebrazione.  Il
                  fotografo prende accordi con il parroco ed opera fuori del
                  presbiterio, con la discrezione dei movimenti e un
                  abbigliamento rispettoso della casa di Dio.
                  
                    
                  
                   
                   
                   3. 
                  I ministeri.
                  
                   
                   
                   La
                  liturgia richiede diversi ministeri. I ministri ordinati
                  svolgono il loro servizio in virtù del sacramento ricevuto e
                  del mandato del vescovo. Il presbitero presiede l’assemblea
                  in tutte le liturgie che celebra. Tutti i ministeri che si
                  svolgono in parrocchia sono regolati dal parroco. Il diacono
                  svolge i servizi che gli sono affidati nelle celebrazioni
                  liturgiche e nell’ambito della carità. 
                  
                   I
                  ministri
                  straordinari della comunione portano la comunione,
                  specialmente di domenica e di festa, ai fedeli che lo
                  desiderano e sono impediti da malattia a partecipare alla
                  Messa insieme con l’assemblea; aiutano i ministri ordinati
                  nella distribuzione dell’Eucaristia durante le Messe più
                  frequentate; presiedono la celebrazione della comunione nei
                  giorni feriali fissati dal parroco e la veglia di preghiera
                  per i defunti.
                  
                   I
                  ministranti sono scelti dopo la prima comunione e preparati da
                  una persona delegata dal parroco e servono le liturgie secondo
                  il loro ufficio. I lettori proclamano la parola di Dio
                  all’assemblea riunita per pregare, dopo avere avuto una
                  formazione adeguata e secondo il turno stabilito. Gli
                  animatori del canto e gli operatori degli strumenti musicali
                  sostengono l’assemblea che partecipa alla liturgia con il
                  canto di lode. I sacrestani e le persone addette alla cura dei fiori e della
                  biancheria predispongono ciò che ogni celebrazione richiede. 
                  
                   Concorrono
                  alla celebrazione le persone che svolgono alcune parti di essa
                  come l’introduzione e la preghiera dei fedeli, la
                  processione di offertorio e la raccolta delle elemosine. Anche
                  i catechisti che preparano bambini e ragazzi a celebrare e i
                  volontari che aiutano nelle varie necessità svolgono un
                  servizio prezioso.
                  
                   
                   
                   
                   
                   4.
                   Il giorno del
                  Signore e della comunità. 
                  
                   
                   
                   Secondo
                  la tradizione apostolica che ha origine dallo stesso giorno
                  della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero
                  pasquale ogni sette giorni, in quello che si chiama
                  giustamente ”giorno del Signore” o “domenica” (cf.
                  Vaticano II, La Liturgia, 191). Questa denominazione compare
                  in Ap 1,10, circa l’anno 95. La domenica è il giorno del
                  Signore perché i fedeli si riuniscono per celebrare nella
                  fede la sua risurrezione, partecipano al pasto comune nella
                  carità e attendono la sua venuta nella speranza. 
                  
                   Scrive
                  S. Paolo: Ogni volta infatti che mangiate questo pane e 
                  bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore,
                  finché egli venga (1Cor 12,26). E dopo la consacrazione
                  l’assemblea proclama: “Annunciamo la tua morte, Signore,
                  proclamiamo la tua risurrezione
                  
                    nell’attesa
                  della tua venuta”. La domenica perpetua così la memoria di
                  Gesù e della sua pasqua. San Basilio Magno,
                  vescovo e Padre della Chiesa, morto a Cesarea in Cappadocia il
                  1 gennaio 
                  379, ha
                  scritto nel suo Trattato
                  sullo Spirito santo che la domenica si prega in piedi.
                  “Perché siamo risuscitati col Cristo e dobbiamo cercare le
                  cose dell’alto, nel giorno della risurrezione, stando in
                  piedi, ricordiamo la grazia che ci è stata data”. 
                  
                   Questo
                  giorno è chiamato anche “primo giorno della settimana”,
                  giorno della nuova creazione che ha origine dal Risorto. E’
                  l’ottavo giorno, in cui la vita è resa eterna. 
                  A Troade, attorno a Paolo, i cristiani 
                  “nel primo giorno della settimana erano riuniti per
                  spezzare il pane” (At 20,6-12). 
                  
                   La
                  domenica veicola così la profezia cristiana.
                  
                   La
                  domenica può essere chiamata ancora il giorno della comunità.
                  Scrive il Vaticano II: La riunione in cui vene celebrata
                  l’Eucaristia è il centro della comunità dei cristiani
                  presieduta dal presbitero. Non è possibile edificare una
                  comunità cristiana se essa non ha come radice e come cardine
                  la celebrazione dell’eucaristia, dalla quale deve quindi
                  iniziare qualsiasi educazione allo spirito di comunità (cf. 
                  L’ordine dei presbiteri, 1254; 1261).
                  
                   La
                  Chiesa, scrive San Cipriano, è “un popolo adunato
                  nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”.
                  E il Vaticano II scrive ancora: “Piacque a Dio santificare e
                  salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame
                  tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo
                  riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse” (cf. La
                  Chiesa, 288; 308). La
                  carità si esprime anche nella solidarietà con coloro che
                  vivono nel bisogno materiale. 
                  
                   S.
                  Paolo, verso la pasqua dell’anno 57 comanda la raccolta di
                  denaro per la solidarietà con i poveri. “Fate anche voi
                  come ho ordinato alle Chiese della Galazia. Ogni primo giorno
                  della settimana ciascuno di voi metta da parte ciò che è
                  riuscito a risparmiare … per portare il dono della vostra
                  generosità a Gerusalemme” (1 Cor 16,1-2).
                  
                   Noi
                  destiniamo le offerte che raccogliamo durante la Messa festiva
                  per metà circa alla pastorale e per l’altra metà alla
                  carità verso i poveri, attraverso il fondo di solidarietà
                  della parrocchia e secondo le collette decise dal vescovo. La
                  domenica promuove così la carità che ci unisce tutti in Gesù.
                  
                   I
                  cristiani dei primi secoli hanno vissuto intensamente la
                  domenica perché ne conoscevano il mistero. Il 12 febbraio 304
                  quarantanove cristiani di Abitene, in Tunisia, con il loro
                  presbitero Saturnino, arrestati per riunione illecita,
                  rispondono al proconsole: “Non possiamo vivere senza
                  celebrare il giorno del Signore”. 
                  
                   Concludo
                  ricordando quello che, a metà del terzo secolo, dichiara la Didascalia
                  Apostolorum: “Abbandonate tutto nel giorno del Signore
                  ed accorrete con diligenza alle vostre chiese, perché si
                  celebra la lode di Dio. Altrimenti quale scusa avranno presso
                  Dio quelli che non si riuniscono il giorno del Signore per
                  ascoltare la parola di vita e per nutrirsi del nutrimento
                  divino che rimane in eterno?”.
                  
                   
                   
                   
                   
                   5. 
                  La Liturgia delle Ore.
                  
                   
                   
                   Gesù
                  pregava al mattino presto, in altre ore del giorno, la sera e
                  anche lungo la notte e ha raccomandato ai discepoli di pregare
                  sempre senza stancarsi. Gli Atti degli apostoli attestano che
                  i cristiani erano assidui nella preghiera e che si radunavano
                  a pregare in varie ore del giorno. Queste preghiere fatte in
                  comune furono poi ordinate in modo da formare un ciclo ben
                  definito di ore e divennero preghiera ufficiale della Chiesa,
                  chiamata liturgia delle Ore. In essa la Chiesa, in unione con
                  Gesù, dà lode a Dio e intercede per la salvezza del mondo.
                  Infatti tra Cristo e le membra del suo corpo intercorre un
                  vincolo speciale che li coinvolge anche nella preghiera. La
                  dignità della preghiera cristiana sta nel partecipare
                  all’amore del Figlio che prega il Padre. La preghiera
                  pubblica del popolo di Dio è dunque uno dei compiti
                  principali della Chiesa ed essa la celebra nella liturgia. La
                  Liturgia delle Ore, per antica tradizione, santifica il corso
                  del giorno e della notte e in particolare il mattino e la
                  sera. Essa è preghiera della Chiesa e cuore pulsante della
                  vita cristiana. La nostra comunità, in occasione
                  dell’ingresso di don Carlo, avvenuta il 29 settembre 1985,
                  è stata esortata dal Vescovo a valorizzare la dimensione
                  orante della vita cristiana con queste parole: “Fate in modo
                  che la giornata si apra con il canto della lode e che la
                  stanchezza della sera sia santificata dalla preghiera del
                  vespro; invitate i vostri fratelli qui a pregare”. 
                  
                   La
                  comunità ha promosso la preghiera delle Ore, dapprima in
                  unione alla celebrazione della Messa e poi con altre modalità.
                  Ora nei giorni feriali, nella cappella dell’eucaristia,
                  santifichiamo l’inizio del giorno con il canto delle Lodi e
                  il suo tramonto con il canto dei vespri. Alcune persone
                  pregano le lodi e i vespri in famiglia o da sole. Intendiamo
                  rimanere fedeli al mandato del vescovo e custodire con cura e
                  con impegno la celebrazione della Liturgia delle Ore, ed
                  invitiamo i cristiani a partecipare a questa preghiera
                  liturgica, raccomandata dal Concilio. In quest’anno
                  pastorale faremo conoscere meglio la preghiera delle Ore e le
                  varie parti che la compongono, perché diventi insieme con la
                  celebrazione eucaristica una liturgia amata e praticata dalla
                  comunità.
                  
                   
                   
                   
                   
                   6. 
                  Alcune celebrazioni particolari. 
                  
                   
                   
                   a. 
                  L’iniziazione cristiana
                  
                   
                   
                   Il
                  termine “iniziazione” viene dalle tradizioni religiose e
                  culturali antiche e indica l’inizio di una nuova tappa della
                  vita umana; il termine “cristiana” indica che la tappa è
                  la relazione con Gesù Cristo che fonda l’alleanza. La fede
                  suscitata dalla Parola di Dio immette il credente nella
                  comunità cristiana, dove egli continua l’ascolto, fa
                  esperienza della preghiera e cresce nella comunione
                  ecclesiale. 
                  
                   In
                  questo tempo si prepara a celebrare il dono del
                  battesimo, dello Spirito santo e dell’eucaristia, che lo
                  costituiscono cristiano idoneo a vivere la vita in Cristo e a
                  testimoniarla.
                  
                   Il
                  3 settembre 1987 il vescovo ha consegnato alla diocesi il
                  “Direttorio per l’iniziazione cristiana”. La nostra
                  comunità ha trovato in esso ispirazione per impostare il
                  cammino di preparazione dei sacramenti e la loro celebrazione.
                  Negli ultimi tre anni pastorali, incentrati sul battesimo,
                  abbiamo meditato ulteriormente su quello che l’iniziazione
                  opera in noi. Indico di seguito le modalità celebrative a cui
                  siamo rimasti fedeli, nonostante le resistenze incontrate.
                  Riteniamo bello e decisivo che, in quest’anno pastorale in
                  cui il vescovo invita la diocesi a convenire per verificare il
                  cammino fatto fino ad oggi, siano comprese e condivise da
                  tutti.
                  
                   
                   
                   L’accoglienza.
                  
                   
                   
                   Il
                  vangelo rivela che Gesù è stato presentato nel tempio dai
                  suoi genitori ed è stato accolto nel popolo di Dio da
                  Simeone. Egli ha riconosciuto in lui la missione che Dio gli
                  affidava di essere “luce perché Dio si riveli alle genti e
                  gloria del suo popolo Israele” (Lc 2, 32). Nel rito di
                  accoglienza la comunità, con gesti semplici e significativi,
                  introduce una persona nella Chiesa e si impegna a sostenerla
                  nella fede e a garantirle le iniziative adatte alla sua
                  maturazione cristiana. L’inserimento nella comunità
                  parrocchiale, in modo analogo a quello nella società civile,
                  comprende l’iscrizione del nome e la partecipazione ai beni
                  e agli impegni comuni. Nel caso dei bambini il cammino
                  ecclesiale è garantito dai genitori che accompagnano
                  il loro attivo inserimento nella Chiesa fino alla piena
                  partecipazione all’eucaristia e dai padrini che li seguono a
                  nome della comunità cristiana. L’accoglienza è il primo
                  incontro con la comunità locale a cui seguirà la
                  celebrazione del battesimo e degli altri sacramenti
                  distanziati nel tempo, secondo la maturazione della vita
                  cristiana. L’accoglienza è preparata in una apposita
                  catechesi, che fa conoscere il rito dell’iniziazione e
                  impegna i vari collaboratori e la comunità ecclesiale.
                  
                   
                   
                   Il
                  battesimo, prima tappa dell’iniziazione.
                  
                   
                   
                   Il
                  battesimo viene chiesto dalla famiglia e celebrato dopo un
                  cammino adeguato di preparazione e nei tempi programmati dalla
                  comunità. La preparazione e la celebrazione sono fatte in
                  gruppo e coinvolgono la parrocchia. Il battesimo dei bambini
                  richiede la preparazione dei genitori che li accompagnano
                  nella maturazione cristiana; il battesimo dei fanciulli e dei
                  ragazzi domanda anche la loro collaborazione. Il battesimo
                  degli adulti richiede loro la domanda personale, la
                  consapevolezza e l’impegno. Dopo il battesimo la parrocchia
                  segue il compiersi del mistero celebrato nella vita del
                  battezzato e promuove incontri per aiutare a perseverare nella
                  grazia del battesimo. Il battesimo viene celebrato in una di
                  queste tre date: la veglia pasquale, in cui tutta la liturgia
                  è orientata alla pasqua e ai sacramenti dell’iniziazione,
                  il battesimo di Gesù  e
                  una domenica prima delle ferie estive.
                  
                   Chi
                  desidera il battesimo ne fa richiesta al parroco per tempo in
                  modo che egli possa programmare gli incontri di preparazione a
                  condividere la fede della Chiesa e a conoscere il rito con cui
                  viene celebrato. Quello che è in uso da sempre per tutti i
                  sacramenti è richiesto anche per il battesimo: la
                  preparazione e la celebrazione comunitaria secondo il ritmo
                  pastorale della comunità. 
                  
                   E’
                  un’opportunità per fare esperienza di Chiesa e per
                  riconoscersi parte viva della propria comunità cristiana. In
                  questo modo la catechesi e i sacramenti fanno crescere
                  realmente il corpo di Cristo. Il Signore infatti affida la sua
                  parola e i sacramenti alla Chiesa, sotto la responsabilità di
                  chi la presiede in suo nome. Per questi motivi il battesimo si
                  celebra nella parrocchia in cui la famiglia risiede.
                  
                   
                   
                   La
                  riconciliazione.
                  
                   
                   
                   Il
                  sacramento della penitenza si inserisce nell’iniziazione
                  verso l’età dei dieci anni,
                  quando il bambino può partecipare al naturale sviluppo del
                  battesimo in un cammino che lo educa a riconoscere l’amore
                  di Dio e a corrispondervi, ma non è ancora pienamente
                  iniziato agli impegni cristiani. La vittoria sul male avvenuta
                  nel battesimo come dono di grazia diventa via via anche
                  conquista cosciente nell’esperienza del perdono ricevuto e
                  donato. La prima confessione viene celebrata entro una messa
                  festiva. La parrocchia propone a tutti alcune celebrazioni
                  penitenziali nei tempi forti e la riconciliazione personale
                  una volta al mese circa. Ci formiamo così a confessare
                  l’amore di Dio per noi e la fragilità della nostra
                  risposta. E Dio ci dona nel sacramento lo Spirito del Risorto
                  per amare come lui ha amato.
                  
                   
                   
                   La
                  confermazione, seconda tappa dell’iniziazione.
                  
                   
                   
                   La
                  confermazione comunica al battezzato lo Spirito santo come
                  dono di piena incorporazione a Cristo sacerdote, re e profeta,
                  che rende possibile la testimonianza. Il significato di questo
                  dono è rivelato nel battesimo di Gesù al Giordano, dove lo
                  Spirito porta il Figlio amato a compiere la sua missione, e
                  nella pentecoste, dove lo Spirito si effonde dall’umanità
                  glorificata di Cristo per strutturare la Chiesa nella varietà
                  dei carismi e dei ministeri. Il cresimato è abilitato a
                  seguire Cristo nel rendere a Dio il culto in spirito e verità
                  e nell’adempiere la missione che il Padre ha affidato a Gesù,
                  in un vincolo profondo con la Chiesa. 
                  Abbiamo variato negli anni l’età della cresima nel
                  tentativo di conciliarla con le problematiche vissute dai
                  ragazzi e di dare continuità alla cresima nella pastorale
                  giovanile in cui i cresimati possano inserirsi attivamente.
                  Ora la cresima viene conferita verso i 15 anni.
                  
                   
                   
                   L’eucaristia,
                  culmine dell’iniziazione.
                  
                   
                   
                   L’eucaristia
                  rappresenta la vita cristiana, matura l’assimilazione del
                  cristiano a Cristo e gli dà l’opportunità di offrire la
                  sua vita al Padre, insieme a quella di Gesù. L’apostolo
                  Paolo scrive che il cristiano offre se stesso come sacrifico
                  vivente, santo e gradito a Dio, sacrificio che è il suo culto
                  spirituale, quando rinnova il proprio modo di pensare, per
                  potere discernere la volontà di Dio. (cf. Rm 12,1-2). Il
                  Direttorio dell’iniziazione cristiana invita a celebrare
                  questo mistero nel tempo in modo progressivo e diversificato e
                  individua le due modalità seguenti.
                  
                   
                   
                   Eucaristia
                  di prima comunione.
                  
                   I
                  fanciulli sono ammessi all’Eucaristia all’età di circa
                  undici anni e questo li introduce alla partecipazione
                  sacramentale alla Messa. 
                  
                   I
                  fanciulli però non possono ancora conoscere ed esprimere
                  tutta la dinamica dell’eucaristia e non sono ancora capaci
                  di fare scelte che determinano il loro avvenire e quello della
                  comunità, a differenza degli adulti che sono parte attiva e
                  responsabile nella famiglia, nel lavoro e negli altri ambiti
                  sociali e religiosi. I fanciulli sviluppano questa capacità
                  progressivamente, crescendo in sapienza e grazia e venendo
                  consacrati con il dono dello Spirito santo nella cresima.
                  
                   Eucaristia
                  di maturità.
                  
                   Il
                  dopo cresima porta il giovane verso la maturità personale ed
                  ecclesiale nella testimonianza e richiede l’esperienza di
                  momenti forti ed aggreganti. In questa fase è opportuno
                  accompagnare i ragazzi in un ulteriore tratto di cammino,
                  perché arrivino a celebrare la pienezza di senso
                  dell’eucaristia e impegnarsi a viverla con la maturità che
                  essa domanda. Alla luce dell’eucaristia potrebbero così
                  trovare piste di risposte sia i problemi di fede emergenti
                  nell’età giovanile, sia le relazioni ecclesiali e sociali
                  che richiedono la partecipazione dei cattolici. L’eucaristia
                  è evento significativo della vita donata per amore e conduce
                  all’unità ad immagine della Trinità. Per alcuni anni
                  questa celebrazione è stata un evento bello per la nostra
                  comunità, poi la abbiamo trascurata. Auspichiamo che 
                  possa riprendere e portare frutto.
                  
                   
                   
                   
                   
                   b.
                  Il matrimonio
                  
                   
                   
                   Il
                  matrimonio costituisce un momento importante nella vita degli
                  sposi e per questo essi desiderano regolarne la celebrazione
                  secondo la loro sensibilità.  Ci
                  si sposa dopo un adeguato cammino di preparazione accertato
                  dal parroco, secondo la liturgia stabilita dalla Chiesa e
                  concordando con il parroco le varie parti del rito. 
                  
                   La
                  celebrazione è presieduta dal parroco, il quale ha il compito
                  di garantire che la liturgia esprima la verità del sacramento
                  e della vita degli sposi. La chiesa viene preparata tenendo
                  conto del desiderio degli sposi e in modo che risponda alle
                  esigenze della celebrazione. L’assemblea è formata anche da
                  parenti e amici, alcuni dei quali possono essere non
                  praticanti e quindi poco sensibili alla fede o da persone di
                  altre comunità che hanno altri stili celebrativi. 
                  
                   Il
                  parroco ha il compito di regolare la celebrazione in modo che
                  essa esprima e rispetti la sensibilità liturgica della nostra
                  comunità. 
                  
                   A
                  tutti è richiesto il rispetto del silenzio, del raccoglimento
                  e del rito che viene proposto,ricordando che le realtà
                  proprie dell’assemblea celebrante non possono essere
                  commissionate a chi non partecipa alla fede della Chiesa. 
                  
                   Accade
                  che alcuni matrimoni sfocino nel divorzio e le persone creino nuove
                  unioni non
                  sacramento. La Chiesa continua ad accogliere queste
                  persone entro il cammino ecclesiale perché
                  trovino in esso opportunità
                  di salvezza e le
                  invita a partecipare, in forza del battesimo ricevuto, alla
                  Messa, quale momento fondamentale della vita e della preghiera
                  del popolo di Dio, anche se non possono ricevere
                  la comunione. I divorziati risposati o conviventi non possono
                  ricevere il sacramento della penitenza finché
                  perdura la loro situazione né
                  svolgere nella
                  parrocchia quei servizi che esigono una pienezza di
                  testimonianza cristiana, come sono i servizi liturgici e in
                  particolare quello di lettore, di catechista e di padrino per
                  i sacramenti. Possono partecipare alla catechesi, alle
                  celebrazioni penitenziali comunitarie e alle attività
                  del Circolo ma non fare il servizio di animatori di queste
                  attività.
                  Occorre infatti che nella comunità
                  sia riconoscibile la verità
                  dell'amore
                  cristiano.
                  
                   
                   
                   
                   
                   c.
                  La liturgia dei defunti.
                  
                   
                   
                   La
                  parrocchia cura la liturgia dei defunti in modo da annunciare
                  e testimoniare alla famiglia colpita dal lutto e alle persone
                  che partecipano, la fede nella risurrezione. La morte infatti
                  segna la conclusione della vita terrena ma anche la
                  glorificazione della vita divina posta in noi con il
                  Battesimo; è ricordo del passato e profezia del futuro. La
                  liturgia accompagna i defunti all’incontro con il Signore. 
                  Per questo il funerale viene celebrato in chiesa per
                  tutti i battezzati che lo richiedono, senza pregiudizi sulle
                  persone e la loro vita terrena. La liturgia 
                  dei defunti prevede due momenti: 
                  
                   
                   
                   - 
                  la veglia funebre.
                  
                   Viene
                  fatta in chiesa la sera prima del funerale. E’ opportuno che
                  la veglia sia segnalata per tempo nell’epigrafe, perché i
                  fedeli vi possano partecipare. La veglia di norma è diretta
                  dal diacono o dai ministri straordinari della comunione. 
                  
                   
                   
                   - 
                  la celebrazione eucaristica.
                  
                   Nella
                  Messa in occasione del funerale noi osserviamo le modalità
                  seguenti:
                  
                   
                   
                   l’accoglienza
                  della salma. 
                  
                   Viene
                  fatta nel sagrato dal diacono o dal celebrante secondo il rito
                  previsto. Il defunto viene ricordato dal celebrante nel saluto
                  che precede l’atto penitenziale.
                  
                   
                   
                   la
                  liturgia della Parola e la liturgia eucaristica. 
                  
                   Comprendono
                  l’ascolto della parola di Dio, il ricordo del defunto nella
                  preghiera dei fedeli, la preghiera di lode, di ringraziamento
                  e di domanda, la comunione. Si proclamano le letture del
                  lezionario feriale del giorno del funerale. L’omelia è
                  riservata, come in ogni Messa, alla presentazione della parola
                  di Dio, perché sia praticata nella preghiera e nella vita.
                  
                   
                   
                   il
                  commiato
                  
                   La
                  benedizione della salma del defunto è l’ultimo rito fatto
                  in chiesa. Poi essa viene accompagnata nel sagrato. Quando la
                  salma è destinata alla sepoltura in cimitero ed è
                  accompagnata dal presbitero o dal diacono, si crea una
                  continuità tra la celebrazione in chiesa e quella in
                  cimitero, e il rito continua senza interruzioni per i saluti e
                  le condoglianze o altro. Si mantengano il silenzio, la
                  meditazione e la preghiera come è 
                  richiesto da ogni celebrazione e dal rispetto del
                  defunto e dei suoi parenti. Quando la salma è destinata alla
                  cremazione il funerale termina con il commiato. 
                  
                   E’
                  tradizione predisporre nel sagrato un tavolo per la raccolta
                  delle firme e delle offerte in ricordo e in suffragio del
                  defunto. Le offerte vengono poi unite a quelle
                  dell’offertorio della Messa e destinate per gli stessi
                  scopi. Manteniamo questa usanza perché le offerte e le opere
                  buone sono, più ancora che i fiori, modi 
                  concreti di onorare i defunti e di intercedere per loro
                  e perché sono una forma di solidarietà verso la parrocchia.
                  Per chiarezza verso gli offerenti, eventuali offerte che la
                  famiglia del defunto intende destinare ad altri scopi vanno
                  raccolte, a sua cura, in spazi diversi da quelli parrocchiali.
                  Talora accade che familiari o amici del defunto, o persone
                  provenienti da altre comunità o rappresentanti di gruppi o
                  associazioni si propongano con i loro labari, con discorsi o
                  con preghiere particolari. E’ opportuno che questi
                  interventi avvengano in cimitero o in altro luogo.
                  
                   
                   
                   Il
                  suono delle campane
                  
                   Tenuto
                  conto della mutata sensibilità culturale e religiosa della
                  gente e delle recenti disposizioni del vescovo in materia, il
                  suono delle campane sarà così regolato: l’annuncio della
                  morte viene dato con la campana maggiore. La S. Messa viene
                  annunciata con le tre campane, per invitare la comunità a
                  partecipare alla celebrazione eucaristica, come la domenica.
                  Nessun suono per il commiato, come in tutte le altre
                  celebrazioni. 
                  
                   
                   
                   
                   
                   d.
                  La liturgia nelle case.
                  
                   
                   
                   Nelle
                  nostre case vivono persone malate o anziane che non possono 
                  
                   partecipare
                  alla preghiera della comunità in chiesa nelle solennità e
                  nel giorno del Signore. Il diacono e i ministri straordinari
                  della comunione si prendono cura di loro e, in accordo con la
                  famiglia, portano la comunione eucaristica a coloro che la
                  desiderano, in una liturgia che comprende la lettura del
                  vangelo, un commento ispirato all’omelia fatta in chiesa dal
                  celebrante, la preghiera dei fedeli e il Padre nostro. I
                  ministri consegnano il foglio settimanale Annuncio,
                  in modo che i malati e gli anziani siano informati sul cammino
                  pastorale della loro parrocchia e lo accompagnino con la loro
                  preghiera. Nei tempi forti dell’anno liturgico, e quando
                  qualcuno lo richiede, il parroco fa loro visita per la
                  confessione e per l’unzione dei malati. Quando si presenta
                  l’opportunità e la famiglia vi partecipa volentieri,
                  l’unzione dei malati viene fatta con la celebrazione della
                  Messa in casa, come si fa periodicamente in chiesa. Nella
                  nostra tradizione è stata curata per tanti anni la
                  benedizione annuale delle case: era momento di preghiera e
                  occasione di incontro e conoscenza tra il parroco e le
                  famiglie, permetteva di aggiornare l’anagrafe parrocchiale e
                  di raccogliere l’offerta della famiglia per la chiesa e le
                  opere parrocchiali. 
                  
                   Ora
                  da noi la situazione è mutata e portare la benedizione nelle
                  famiglie è problematico, perché tante famiglie non praticano
                  e non pregano e perché gli orari di lavoro della gente e gli
                  impegni del parroco lasciano pochi margini di tempo per questa
                  iniziativa. 
                  
                   Il
                  parroco continua a benedire le famiglie su richiesta della
                  famiglia, previo appuntamento con essa, quando la visita è
                  davvero opportunità pastorale di incontro e di preghiera, in
                  particolare quando sono famiglie giovani o inserite di recente
                  nella parrocchia.
                  
                   
                   
                   Consegna.
                  
                   
                   
                   La
                  liturgia è preghiera di Cristo e della Chiesa. Si alimenta
                  alla parola di Dio, attira la sua benevolenza e prepara i
                  credenti a dare al mondo  la
                  bella  testimonianza
                  cristiana. La liturgia sta al cuore del cammino ecclesiale
                  inaugurato nell’iniziazione cristiana.
                  
                   Affidiamo
                  queste note, nate da una lunga riflessione del Consiglio
                  pastorale, all’accoglienza e all’obbedienza di tutti, nel
                  desiderio che ci formino ad offrire al Signore un culto a lui
                  gradito e favoriscano la partecipazione assidua e unanime alla
                  preghiera comune, a gloria del Signore e nella gioia di  celebrare
                  insieme gli eventi  della
                  vita. 
                  
                   “Infatti,
                  il Signore Gesù che santifica e coloro che sono santificati
                  provengono tutti da una stessa origine; per questo non si
                  vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annuncerò il tuo
                  nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le
                  tue lodi” (Eb 2,11-12).
                  
                   
                   
                   don
                  Carlo e il Consiglio pastorale
                  
                   
                   
                   
                   
                   
                   
                   
                   
                   
                   Indice
                  
                   
                   
                   Introduzione                                                                                  
                  1
                  
                   
                   
                   1  La
                  preparazione alle celebrazioni.                                   
                  2
                  
                   
                   
                   2. Alcune componenti comuni alle celebrazioni.            3
                  
                   
                   
                   Il canto
                  
                   Le offerte
                  
                   I fiori 
                  
                   Le
                  fotografie
                  
                   
                   
                   3. 
                  I ministeri.                                                                                
                  5
                  
                   
                   
                   4.  Il
                  giorno del Signore e della comunità.                         
                  6 
                  
                   
                   
                   5. 
                  La liturgia delle ore                                                               
                  8
                  
                   
                   
                   6.  Alcune
                  celebrazioni particolari                                        
                  9
                  
                   
                   
                   a.
                  L’iniziazione cristiana                                             
                  9
                  
                   
                   
                   b.
                  Il matrimonio                                                          
                  14
                  
                   
                   
                   c.
                  La liturgia dei defunti                                           
                  15
                  
                   
                   
                                                 
                  d. La liturgia nelle case                                             
                  18
                  
                   
                   
                                  
                  Consegna.                                                               
                  19
                  
                   
                   
                  
                   |