RITIRO
DEGLI OPERATORI PASTORALI
2004
Le
donne, che si recano al sepolcro di Gesù, compiono un rito umano
universale.
Il
corpo è ancora depositario di una presenza e la tomba è luogo di un
incontro.
Anche
la Chiesa benedice e incensa il corpo e usa le reliquie dei santi nella
preghiera.
Ma
il sepolcro di Gesù è vuoto. L’assenza del corpo interdice la
memoria umana.
L’angelo
invita esplicitamente a cercare Gesù altrove: Perché cercate il
Vivente tra i morti? Si ripropone la domanda posta da Gesù stesso
ai suoi discepoli: E voi chi dite che io sia? Ritornano le
difficoltà del nostro cammino ecclesiale: Come camminare fedeli a
Gesù?
Abbiamo
trovato alcune risposte a queste domande e abbiamo anche gioito di esse.
Tuttavia
ritorna anche la nostalgia dell’Egitto e la fatica di ogni glorioso
migrare.
La
parola che proclameremo oggi, nell’eucaristia della Trinità, annuncia
che il Vivente è presente alla sua Chiesa ma entro il cammino speciale
che essa è chiamata a fare.
La
Chiesa è immagine della Trinità: una vita speciale che esige la nostra
trasformazione.
Chiediamo
al Signore che ci dia l’intelligenza di questa scrittura:
1
Resi giusti dalla fede abbiamo pace presso Dio
per
mezzo del Signore nostro Gesù Cristo;
2
per mezzo del quale abbiamo anche l’accesso, mediante la fede,
a
questa grazia nella quale ci troviamo
e
ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio.
καυχώμεθα
επ’ελπίδι τής
δόξης του
θεου
3
Ci gloriamo anche nelle tribolazioni
και καυχώμεθα
εν ταις
θλίψεςισ,
sapendo
che
ειδότες ότι
la
tribolazione genera la pazienza,
η θλίψισ
κατεργάζεται
υπομονήν
4 la
pazienza genera la fedeltà provata,
η υπομονή
δοκιμήν
la
fedeltà provata genera la speranza.
η δοκιμή
ελπίδα
5
La speranza poi non delude,
η ελπίσ ου
καταισχύνει
poiché
l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
per
mezzo dello Spirito santo che è stato dato a noi.
(Rm 5,1-5)
I LA
COMUNIONE CON DIO
Come
abbiamo comunione con Dio? Paolo dà tre coordinate.
.
·
L’uomo appartiene a peccato/ingiustizia e passa alla
grazia/giustizia.
Il
passaggio avviene per mezzo
di Gesù consegnato alla morte e risuscitato.
“Resi
giusti dalla fede abbiamo pace presso Dio per mezzo del Signore nostro
Gesù Cristo.
La
fede in Gesù dà accesso alla grazia nella quale ci troviamo, cioè ci
giustifica o ci
riconcilia.
“Siete
salvi mediante la fede: e questo non viene da voi ma è dono di Dio” (Ef
2,8).
Il
credente riconosce la potenza di Dio che crea dal nulla e dalla morte.
La
fede non fa valere le opere davanti a Dio ma accoglie l’azione di Dio
nella vita.
.
·
Il credente perde la vita terrena e vive la vita
eterna.
“Ci
gloriamo nella speranza della gloria di Dio”. καυχώμεθα
επ’ελπίδι τής
δόξης του
θεου.
La
gloria che ora non abbiamo è propria di Dio. Glorificami davanti a te
della gloria che avevo presso di te (Gv 17,5). Il futuro è nella luce
della speranza del divino.
Ma
il futuro annunciato non lo si raggiunge nella fuga dal mondo e dai
conflitti della storia.
I
cristiani restano nella sfida, corrono in modo da conquistare il premio
(1Cor 9,24) perché hanno la fede, che muove la speranza a sbocchi
positivi.
Paolo
dice: “Ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho
conservato la fede. E’ già in serbo per me la corona di giustizia che
il Signore riserva a tutti coloro che hanno amato la sua apparizione”
(2Tm 4,7-8).
.
·
Il credente è sfidato dal male/ingiustizia e viene
fatto santo/giusto.
Il
passaggio avviene nelle tribolazioni, vissute come glorificazione.
L’uomo
aspira alla gloria, intesa come piena realizzazione della sua vita o
felicità.
Gesù
glorifica il Padre e gli chiede di essere glorificato: Glorifica il
figlio tuo (Gv 17,1).
Paolo
annuncia la nostra glorificazione: Καυχώμεθα:
noi ci gloriamo.
A
quale glorificazione possiamo aspirare? Alla gloria degli uomini? No,
alla gloria della croce.
L’uso
biblico del
verbo rimanda al gloriarsi della grazia di Dio che agisce in
Cristo.
Il
cristiano non si realizza in se stesso o nelle realtà mondane, non pone
la fiducia per la salvezza nel proprio essere ed agire. Tutto cade nel
peccato e nella morte.
“Quanto
a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro
Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso,
come io per il mondo” (Gal 6,14).
II LA GLORIFICAZIONE
Come
avviene la glorificazione? Paolo annuncia che avviene nelle
tribolazioni.
Ci
gloriamo anche nelle tribolazioni και
καυχώμεθα εν
ταις
θλίψεςις
Il
presente è pieno di tribolazioni. Alcune sono comuni a tutti gli uomini
ed altre sono caratteristiche del cristiano. Paolo enumera sette
situazioni esistenziali in cui i cristiani si possono separare
dall'amore di Cristo: la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la
fame, la nudità, il pericolo, la spada (cf.
Rm 8,35).
Sono
tutte le situazioni di persecuzione subite per la causa di Gesù.
Pensiamo
agli ostacoli che abbiamo incontrato e incontriamo come comunità e come
persone nel cammino di fede, soprattutto da parte di coloro che hanno
visibilità o potere.
Le
tribolazioni offuscano la gioia della speranza? No, sono la strada che
conduce alla gloria. Esse per il cristiano hanno senso, perché dentro
di esse si manifesta la forza di Dio.
Non
sono mezzo di espiazione o castigo ma una realtà in cui il regno di Dio
si rivela, sono creta modellata da cui Dio forma vasi preziosi (cf. Is
45,9).
·
Le persecuzioni
sono state nella vita di Gesù.
“Pur
essendo figlio imparò dalle cose che soffrì l’obbedienza ed essendo
perfetto divenne per tutti gli obbedienti a lui causa di salvezza
eterna” (Eb 5,8-9).
Viene
indicato così il cammino di Gesù: la tribolazione insegna
l’obbedienza, l’obbedienza rende perfetti ed è causa di salvezza
per i discepoli che seguono Gesù.
E’
il cammino che Paolo vede riservato al discepolo. Nella morte di Gesù
è venuta la vita.
La
gloria di Gesù si è manifestata attraverso la sua pazienza nelle
tribolazioni.
In
esse Gesù ha imparato l’obbedienza, ha glorificato il Padre e redento
il mondo.
·
Le
persecuzioni sono nella vita della Chiesa.
“Noi
siamo consegnati a morte a causa di Gesù, affinché la vita di Gesù si
manifesti nella nostra carne mortale. Così che la morte opera in noi ma
la vita in voi” (2 Cor 4,11-12).
La
vita di Gesù è la primizia di un evento che Dio vuole continuare nella
storia.
La
vita di Gesù ora continua nella nostra esistenza mortale, manifesta la
nostra gloria e la redenzione del mondo. Così infatti trasmettiamo la
vita di Gesù ai discepoli futuri.
La
tribolazione è l’habitat del cristiano, la condizione naturale del
Regno in questo mondo.
Paolo
e Barnaba esortano i discepoli a restare saldi nella fede, poiché “è
necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di
Dio” (cf. At 14,22).
“Voi
stessi, infatti, sapete che a questo siamo destinati; già quando
eravamo tra voi, vi preannunziavamo che avremmo dovuto subire
tribolazioni, come in realtà è accaduto e voi ben sapete” (1Ts
3,2-4).
“Ed
ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò
che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi
attesta che mi attendono catene e tribolazioni” (At 20,22-23).
·
Le
persecuzioni sono parte della grande tribolazione.
Gesù
dice: “Sarà infatti allora la tribolazione grande quale non è stata
dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai avverrà” (Mt 24,21). I
martiri avvolti di stole bianche, che, nella visione di Ap 7,13-17,
stanno innanzi al trono di Dio “sono coloro che provengono dalla
tribolazione, quella grande, e hanno lavate le loro stole nel sangue
dell’agnello”.
La
tribolazione grande è iniziata con la passione del Messia ed è
integrata da tutte le
tribolazioni dell’umanità. La passione di Cristo determina la
natura della tribolazione del cristiano che scommette la sua vita nella
promessa di Dio realizzata in Cristo.
“Dio
vi proclamerà degni di quel regno di Dio, per il quale ora soffrite”
(cf. 2Ts 1,4-5).
Come
la risurrezione sta alla croce, così la gloria sta alla tribolazione.
Le
tribolazioni della Chiesa sono la passione che il Signore soffre nelle
sue membra.
Gesù
lo rivela a Paolo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Io sono Gesù
che tu perseguiti (At 9,4-5). Nella nostra tribolazione vive quella di
Cristo. Le sofferenze di Cristo abbondano in noi che siamo chiamati a
portarle a compimento: “Completo nella mia carne quello che manca ai
patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col
1,24; 2Cor 1,5).
“Siamo
infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma
non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi,
portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché
anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.” (2Cor 4, 8-10).
La
vita terrena di Cristo rivive nei discepoli che prendono la loro croce e
lo seguono.
Il
discepolo può essere definito a partire da questa parola di Gesù: Voi
siete coloro che avete perseverato con me nelle mie prove (Lc
22,28).
III LE TAPPE DELLA GLORIFICAZIONE.
·
La tribolazione genera la pazienza. η
θλίψισ
κατεργάζεται
υπομονήν
La
pazienza ha significato attivo e connota la resistenza coraggiosa,
intensa e quotidiana contro le avversità. La pazienza si impara vivendo
la tribolazione come positiva.
E’
una virtù di Dio. Paolo dice che il Figlio è esposto per il perdono nella
pazienza di Dio (Rm 3,25-26) e parla della sua pazienza per la sua
comunità (2Tim 2,10-12).
“Perciò
sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la
salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Se moriamo
con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche
regneremo. E voi, avendo accolto la parola anche in mezzo a grande
tribolazione, siete diventati modello a tutti i credenti” (cf. 1Ts
1,6- 8).
Abramo,
Giobbe, i profeti e i martiri, come ad esempio i sette fratelli Maccabei
e la loro madre, sanno stare nella tribolazione e crescono nella fedeltà
amore.
I
martiri nella fedeltà della vita diventano perfetti e santi.
Quanto
più è grande la pazienza impiegata tanto più grande e provata diventa
la fedeltà.
“Con
la vostra pazienza salverete le vostre anime” (Lc 21, 16-19).
Nelle
tribolazioni si rende sempre più sicura la vocazione e l’elezione
(2Pt 1,10).
L’uomo
ha bisogno di una speranza e un futuro. L’uomo non può confidare
nella sua ricchezza, nella sua giustizia e negli altri uomini. Questa
fiducia infatti poggia su elementi disponibili, mentre la speranza
poggia su ciò di cui l’uomo non può disporre, ossia su Dio.
Il
senso di provvisorietà del mondo alimenta la speranza escatologica.
“Nella
speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non
è più speranza; infatti, ciò che uno gia vede, come potrebbe ancora
sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con
perseveranza (Rm 8, 24-25).
La
speranza cristiana riposa sulla salvezza compiuta da Dio in Cristo.
I
cristiani sono lieti nella speranza e forti nella tribolazione (Rm
12,12).
La
promessa, anche quando è compiuta, non è posseduta ma richiede la
fiducia che Dio conserverà ciò che ha donato. Anche il santo vive
nella speranza.
·
La speranza è coronata dalla gloria. η
ελπίσ ου
καταισχύνει
La
speranza che nasce dalla fedeltà provata può deludere? La speranza
umana lo può.
Paolo
annuncia che la speranza cristiana non delude, perché nei cuori che
sperano Dio ha riversato il suo amore. Lo Spirito di Dio rende divino il
nostro amore. Se prima eravamo soggetti al peccato; ora nello
Spirito siamo primizia della vita eterna. Lo Spirito produce in noi
un’esperienza di amore divino che diventerà partecipazione
all’amore eterno.
Cristo
è definito speranza della gloria.
“Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo
mistero in mezzo ai pagani, che è Cristo in voi, la speranza della
gloria (Col 1,27).
IV IL CAMMINO ECCLESIALE.
La
fede in Gesù ci rende pazienti nelle tribolazioni e capaci di una
fedeltà provata dal dolore, che ci consolida nella speranza. In questo
ci gloriamo, superiamo lo spirito di morte e conosciamo lo spirito di
vita. La tribolazione presente è momentanea a paragone della gloria
futura e la tribolazione diventa gloriosa.
I
cristiani sono glorificati nelle tribolazioni, perché Dio li lavora,
come il vasaio modella la creta (Is 45,9), come l’orafo fonde l’oro
(Ml 3,3), come il contadino cura la vite (Gv 15).
Essi
passano dalla morte alla vita maturando nelle mani di Dio attraverso la
pazienza, la fedeltà fino alla fine e la speranza che non delude. La
salvezza si compie nell’opera del Padre, che costruisce il Regno nel
Figlio e nella Chiesa con la potenza dello Spirito santo.
L’intelligenza
della scrittura offertaci da Paolo ci sollecita a riflettere sul nostro
cammino ecclesiale, passato e futuro, perché risponda alla chiamata del
Signore e sia fecondo per noi, per la Chiesa e per l’umanità.