Rita Antoniazzi
Oggi
è la domenica della Parola
Fare
questo, ciascuno con i tempi e i modi che meglio si armonizzano con la
propria condizione di vita, di per sé non è facoltativo perché la
nostra è una fede che nasce dall’ascolto della Parola e che
dall’ascolto rinasce come pratica di vita conforme a Cristo. Già
Giacomo, scrivendo ai cristiani sparsi nel mondo, esortava ad essere di
quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, e
affermava che chi le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che
la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla (cf.
Gc. 1,22-25). Tradurre
la Parola ascoltata in scelte e atteggiamenti è dunque trovare la propria
felicità. Una felicità forse pacata, discreta, ma che motiva gesti
quotidiani di generosità e servizio, che resiste alle fatiche della vita,
alle aspettative disattese, alla sofferenza, al dolore… Non
siamo noi a darci questa felicità ma la troviamo e la coltiviamo ogni
volta che andiamo all’appuntamento che Dio ci dà per parlarci di Lui,
di noi, dell’umanità, di questo presente e del futuro che verrà. Le
nostre giornate sono piene di parole, dette e sentite, perché non
regalarsi un po' di silenzio per far risuonare e ascoltare La parola? E
magari perseverando riconosceremo che quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la
tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore (cf. Ger. 5,16).
Forse questa domenica viene anche a dirci che qualche appuntamento in più
con la Parola ci è possibile.
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