La degenza in
ospedale in tempo di pandemia.
Una
testimonianza. Le
esperienze che si fanno in vari periodi della vita possono essere più o
meno importanti. La pandemia vissuta in ospedale fa parte di queste. La
sofferenza fisica unita alla solitudine dovuta all’isolamento ci rende
ancora più
fragili; non poter ricevere visite dai propri cari e respirare diffidenza
con chi condivide la stessa stanza e situazione – sia pure con i
dovuti ausili – ti fa pensare (Cosa sta succedendo? Dove
stiamo andando? Chi siamo?). L'unica
distrazione è lo squillo dei telefonini con le voci che si affannano
per farsi capire (perché nel corso degli anni si perde anche un po' di
udito). Che malinconia assistere a tutto questo! Non sono le cure mediche
o il cibo a venir meno, bensì il vedere e il sentire nell'altro il calore
di un fratello. Il
cristiano deve dare senso alla propria vita superando le difficoltà e le
proprie paure, guardando a Maria e alla croce. Guardare a Maria ci insegna
l'umiltà, l'instancabile preghiera e l'abbandono nel Signore;
guardare alla croce di Gesù ci fa sentire quanto siamo amati da Dio. Questo
duplice sguardo permette di svuotarci del proprio io per abbandonarci alla
volontà di Dio. È un passo importante che la vita chiede ad ogni singolo
battezzato; può essere anche faticoso da accettare ma è proprio in quel
momento che ci viene chiesto di essere forti. La
preghiera umile ma instancabile ci può aiutare nel dire con vera fede:
“Signore, sia fatta la Tua volontà”. Allora non ci sarà più
fatica ma solo abbandono nel Signore e troveremo serenità e coraggio di
continuare a vivere come fratelli nel dovuto rispetto delle regole
accettando, anche senza capire, quello che stiamo vivendo.
Bruna
P. |