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Parrocchia dell'Annunciazione a Maria Vergine

Campolongo di Conegliano (TV)

9 maggio 1990

 

2.6.   La liturgia                                                         

 

Vi devo dire con molta sincerità: io sono stato sempre esemplar­mente colpito dalle vostre liturgie. Anche sta­sera. Io devo dirvi che dopo essere venuto a celebrare la Cresima, vi ho fatto propa­ganda, perché ho detto che non ho mai trovato una celebrazione così composta, così esemplare, così partecipata, così

preparata come da Voi.

Questo prendetevelo per favore come una lode grande, convinta e sincera.                                                             Ci si accorge immediatamente quando una comunità non vive quello che celebra. Essa poi non può vivere quello che celebra se non lo crede e non lo può celebrare bene se non lo prepara.

Anche sta­sera, mi avete fatto cele­br

 

La parola del Vescovo

 

are i vespri molto bene.      

Quando vi dicevo la prima volta: "mettete l'eucarestia al centro della vo­stra vita", mi riferivo tanto all'eucarestia come sa­crificio quanto al prolungamento di questo sacrificio nell'adorazione. E' la seconda volta che io vengo a Campolongo per un'adorazione eucaristica. Una sera ab­biamo celebrato Compieta e questa volta i Vespri. Io vi devo dire che sono proprio contento.

L'ho detto a Don Carlo e lo dico ora a voi. Mi ha fatto grande piacere constatare che una comunità cresce celebrando la liturgia.

Aggiungo una sottolineatura: S. Paolo dice che bisogna avere un pò di attenzione per i deboli, cioè quelli che non hanno raggiunto un certo livello nella compren­sione della liturgia. Avete detto voi chiaramente che ci sono.

Allora io vi direi: se dovete fare qualche piccolo taglio a qualche commento, fatelo in funzione di renderlo più comprensibile. Però questo non signi­fica ridurre la liturgia a una celebrazione che con­senta la partecipazione distratta o che consenta la pura presenza passiva.

Studiate la formula: se c'è bisogno di accorciare qual­cosa, se c'è bisogno di preparare prima le persone perché capiscano meglio.

Io vi direi: non sarebbe forse il caso che la "lettera alle famiglie" trovasse degli scrittori che anche dal punto di vista liturgico des­sero qualche prima spiega­zione sulla liturgia della domenica?

Ma vi prego, siate fermi su questo impegno  con attenzione ai più deboli, per portarli al vostro li­vello. Non fate lo sbaglio dello Stato italiano che per andare incontro ai più deboli ha fatto sì che la 3^ me­dia corrisponda più o meno alla 5^ elementare di tanti anni fa.

 

2.7.  Le missioni

 

Per le missioni vi dico solo così: se potete fate in modo che le raccolte utilissime e giuste che fate siano però occasione di cre­scita di una coscienza missionaria, perché se fossero soltanto un’attività, sarebbero poco.

Occorre creare una coscienza missiona­ria.

La create già qui quando vi ponete il problema dei ragazzi lontani o delle persone che non vengono o degli immigrati, sep­pure interni, da inserire.

Un uomo o una donna cri­stiani che hanno il dono dello Spirito, vivono ogni giorno questa dimensione di ansietà, di desiderio, di ricerca dei lontani o di quelli che ancora non avessero conosciuto il Signore.

Fate in modo - lo sto ripetendo per tutti i settori -  che ci sia una priorità nella formazione di una coscienza missionaria, aiutati anche da tutte queste raccolte e iniziative.

 

2.8.   Il sociale.

 

Abbiamo bisogno di una pastorale che ci inserisca nel sociale e nel mondo del lavoro e questo è compito della parrocchia.

E' stato svolto dalle ACLI e io sono con­tento di dare atto alle ACLI di un loro preciso ruolo nella società e nel mondo del lavoro. Però voi sapete che le ACLI hanno compiuto un cammino che le ha fatte "crescere" in una dimensione che le ha rese nello stesso tempo più libere e anche forse, più incisive.

Ai tempi in cui sono nate, le ACLI erano praticamente in parrocchia l'espressione del parroco e della comunità cristiana nel sociale e quindi avevano tutta una struttura e una presenza parrocchiale. Poi hanno fatto delle scelte che hanno creato qualche disagio per cui da mo­vimento che poteva essere ecclesiale, perché era legato direttamente al Vescovo attra­verso la figura degli as­sistenti ecclesiastici, sono diventate un mo­vimento sem­pre cristiano come ispirazione, ma con una sua autono­mia di movimento.

Per questo hanno acquistato in li­bertà dal punto di vista dell'autonomia delle scelte, pur nella fedeltà all'ispirazione cristiana. Forse hanno acquistato anche incisività, perché non sono più un fatto confessionale.

Questo porta necessa­riamente con sé la considerazione che le ACLI, come qualunque altra associazione  di ispirazione cristiana, non possano esautorare o, in un certo senso, esonerare la comunità cristiana da una sua tipica presenza come comunità cristiana nel mondo del lavoro e nel sociale.

Il Vescovo ha un rapporto con le ACLI molto bello .

Io apprezzo e stimo gli aclisti, sono molto cor­tesi con me, vengono perfino a dirmi le cose che vogliono fare. Io dico loro: io vi rispetto nella vostra autonomia.

Non siete come l'Azione Cattolica che dipende diretta­mente dal Vescovo, che po­trebbe dire: questo sì, questo no! Io vi dico il mio parere ma voi avete una linea di autonomia pur essendo legati all'ispirazione cri­stiana.

Andiamo avanti così, molto serenamente. Quando si dice che le ACLI non sono un movimento ecclesiale non si dà un giudizio negativo come se si volesse escludere gli aclisti da una partecipa­zione alla vita della parroc­chia.

No, si vuole sottolineare semplice­mente una ca­ratteristica di un movimento che  vive l'ispirazione cristiana con alcune scelte che non sono vincolate gerarchicamente alla dipendenza dal Vescovo.  Ho chiarito?

Le ACLI vanno indubbiamente incoraggiate, sostenute e aiutate.  Però la comunità cristiana deve pur dire: dall'interno del mondo e  della società, noi abbiamo un compito e una responsabilità e non possiamo delegarli o ritenerci paghi che  questo movimento o un altro li faccia per noi.

Ecco perché io comprendo e apprezzo la chiarezza della distinzione  che anche il consiglio pastorale vostro ha fatto. Essa non denota una minore stima verso le ACLI ma è una vera e chiara acquisi­zione di una diversa identità di questa presenza all'interno della società.

 

2.9.  Il circolo parrocchiale.

 

Vorrei dire con chiarezza quello che penso del circolo ANSPI.

E' una struttura a servizio della comunità, non è a servizio esclusivo della parrocchia. Però è una struttura che si ispira ad una visione cristiana dell'educazione, perché senza una dimensione religiosa l'educazione integrale della persona umana non esiste.

L'ANSPI non è il semplice strumento di carattere giuri­dico per poter tenere un bar. Tutte le iniziative hanno una finalità: educare con delicatezza alla fede.

I nostri ragazzi vanno a fare gite scolastiche, vanno a visitare, ad esempio gli affreschi di Giotto ad Assisi, ma non li capiscono se essi non hanno all'interno qual­che cosa che fa loro capire il dise­gno della salvezza che Giotto ha ripercorso e riprodotto con i suoi affreschi.

 

2.10.  Le altre attività.

 

2.10.1.   Caritas

La Caritas  è uno spirito più che un'insieme di inizia­tive.

A me di­cono: abbiamo la S. Vincenzo, abbiamo que­sto, abbiamo quell'altro.

Io rispondo: benissimo, que­ste sono organizzazioni, associazioni.

La Caritas però è uno spirito che nasce dentro di colui che ha una fede,  l'ha celebrata nell'eucarestia e ha spezzato il pane, che è il Corpo di Cristo, e non può non spezzare con gli altri anche il pane terreno.

Allora è l'eucarestia che lo manda in missione nella carità.

 

2.10.2.   Terza età.

Qui c'è un cammino che va continuato, /senza dubbio.

 

2.10.3  L’apertura al territorio.

Avete ragione quando lamentate gli scollamenti tra par­rocchia e parrocchia, tra parrocchie e forania. La fo­rania di Conegliano è di­somogenea, a dire poco.

Il col­legamento tra parrocchie, il coordi­namento o la corri­spondenza dei piani pastorali sono ancora qual­che cosa da costruire.

Abbiate pazienza. Però è vero che c'è questo scollamento.

 

2.11.   Gli affari  economici

 

Avete detto che il Vescovo è stato benevolo perché ha trasferito alla parrocchia la casetta ex-beneficio. Il Vescovo aveva facoltà dalla legge di trasferire i beni non produttivi e non redditizi, che erano passati dal beneficio parrocchiale all'Istituto per il sostenta­mento del clero in forza degli accordi di revisione del concordato, alla parrocchia. Quando abbiamo visto l’utilità pastorale della ca­setta l'abbiamo trasferita alla parrocchia.

Avete detto che bisogna andare avanti su certi pro­grammi.

Io vi incoraggio su questo. Non credo che sia da aver paura di qualche peso quando avete già dimo­strato che siete riusciti a far fronte alle spese  che avete sostenuto per la casa parrocchiale e per le altre opere che avete già realizzato.

La vostra domanda di contributo alla CEI dovrebbe essere par­tita quando la Pontificia Commissione d'Arte Sacra in Italia, che ormai eseguiva l'ultimo stralcio dei suoi lavori, ha mandato a tutte le diocesi una ri­chiesta di conoscere le opere già in corso di esecu­zione e non ancora ultimate, per prenderle in conside­razione nella suddivisione dell'ultimo contributo di­sponibile. Se avete fatto domanda in questa occasione, allora c'è una ragionevole speranza.

 

  

 

Conclusione.

 

1.  Il vescovo:

Io l'ho fatta lunga, ma anche voi...

Abbiamo appena finito la visita pastorale e aggiunge­remo anche questa documentazione fra quello che ri­guarda Campolongo.

Domani vado in pellegrinaggio con i preti giovani al Santuario di Petralba.

Vi ricorderò nella preghiera.

 

2.  Il parroco.

 

Ringrazio il Vescovo di quello che ci ha detto.

Io credo che questa assemblea ci ha aiutato a conoscere meglio l’attività pastorale della parrocchia, a sen­tirci partecipi di un la­voro comune e a proseguire con fedeltà e coraggio.

Il Vescovo ci ha ascoltato e ci ha dato alcune indica­zioni.

Le riprenderemo nei Consigli parrocchiali e nei singoli gruppi.

Anche fra noi non mancano talora contestazioni e mo­menti di sco­raggiamento.

E' importante avere, indicata dal Vescovo, la strada su cui poter e dover camminare.

Grazie a tutti. Proseguiamo il nostro cammino.

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