2.6.
La liturgia
Vi
devo dire con molta sincerità: io sono stato sempre esemplarmente
colpito dalle vostre liturgie. Anche stasera. Io devo dirvi che
dopo essere venuto a celebrare la Cresima, vi ho fatto propaganda,
perché ho detto che non ho mai trovato una celebrazione così
composta, così esemplare, così partecipata, così
preparata
come da Voi.
Questo
prendetevelo per favore come una lode grande, convinta e sincera.
Ci si accorge immediatamente quando una comunità non vive
quello che celebra. Essa poi non può vivere quello che celebra se
non lo crede e non lo può celebrare bene se non lo prepara.
Anche
stasera, mi avete fatto celebr
are
i vespri molto bene.
Quando
vi dicevo la prima volta: "mettete l'eucarestia al centro
della vostra vita", mi riferivo tanto all'eucarestia come
sacrificio quanto al prolungamento di questo sacrificio
nell'adorazione. E' la seconda volta che io vengo a Campolongo per
un'adorazione eucaristica. Una sera abbiamo celebrato Compieta e
questa volta i Vespri. Io vi devo dire che sono proprio contento.
L'ho
detto a Don Carlo e lo dico ora a voi. Mi ha fatto grande piacere
constatare che una comunità cresce celebrando la liturgia.
Aggiungo
una sottolineatura: S. Paolo dice che bisogna avere un pò di
attenzione per i deboli, cioè quelli che non hanno raggiunto un
certo livello nella comprensione della liturgia. Avete detto voi
chiaramente che ci sono.
Allora
io vi direi: se dovete fare qualche piccolo taglio a qualche
commento, fatelo in funzione di renderlo più comprensibile. Però
questo non significa ridurre la liturgia a una celebrazione che
consenta la partecipazione distratta o che consenta la pura
presenza passiva.
Studiate
la formula: se c'è bisogno di accorciare qualcosa, se c'è
bisogno di preparare prima le persone perché capiscano meglio.
Io
vi direi: non sarebbe forse il caso che la "lettera alle
famiglie" trovasse degli scrittori che anche dal punto di
vista liturgico dessero qualche prima spiegazione sulla
liturgia della domenica?
Ma
vi prego, siate fermi su questo impegno
con attenzione ai più deboli, per portarli al vostro livello.
Non fate lo sbaglio dello Stato italiano che per andare incontro
ai più deboli ha fatto sì che la 3^ media corrisponda più o
meno alla 5^ elementare di tanti anni fa.
2.7.
Le missioni
Per
le missioni vi dico solo così: se potete fate in modo che le
raccolte utilissime e giuste che fate siano però occasione di crescita
di una coscienza missionaria, perché se fossero soltanto
un’attività, sarebbero poco.
Occorre
creare una coscienza missionaria.
La
create già qui quando vi ponete il problema dei ragazzi lontani o
delle persone che non vengono o degli immigrati, seppure
interni, da inserire.
Un
uomo o una donna cristiani che hanno il dono dello Spirito,
vivono ogni giorno questa dimensione di ansietà, di desiderio, di
ricerca dei lontani o di quelli che ancora non avessero conosciuto
il Signore.
Fate
in modo - lo sto ripetendo per tutti i settori -
che ci sia una priorità nella formazione di una coscienza
missionaria, aiutati anche da tutte queste raccolte e iniziative.
2.8.
Il sociale.
Abbiamo
bisogno di una pastorale che ci inserisca nel sociale e nel mondo
del lavoro e questo è compito della parrocchia.
E'
stato svolto dalle ACLI e io sono contento di dare atto alle
ACLI di un loro preciso ruolo nella società e nel mondo del
lavoro. Però voi sapete che le ACLI hanno compiuto un cammino che
le ha fatte "crescere" in una dimensione che le ha rese
nello stesso tempo più libere e anche forse, più incisive.
Ai
tempi in cui sono nate, le ACLI erano praticamente in parrocchia
l'espressione del parroco e della comunità cristiana nel sociale
e quindi avevano tutta una struttura e una presenza parrocchiale.
Poi hanno fatto delle scelte che hanno creato qualche disagio per
cui da movimento che poteva essere ecclesiale, perché era
legato direttamente al Vescovo attraverso la figura degli assistenti
ecclesiastici, sono diventate un movimento sempre cristiano
come ispirazione, ma con una sua autonomia di movimento.
Per
questo hanno acquistato in libertà dal punto di vista
dell'autonomia delle scelte, pur nella fedeltà all'ispirazione
cristiana. Forse hanno acquistato anche incisività, perché non
sono più un fatto confessionale.
Questo
porta necessariamente con sé la considerazione che le ACLI,
come qualunque altra associazione di
ispirazione cristiana, non possano esautorare o, in un certo
senso, esonerare la comunità cristiana da una sua tipica presenza
come comunità cristiana nel mondo del lavoro e nel sociale.
Il
Vescovo ha un rapporto con le ACLI molto bello .
Io
apprezzo e stimo gli aclisti, sono molto cortesi con me, vengono
perfino a dirmi le cose che vogliono fare. Io dico loro: io vi
rispetto nella vostra autonomia.
Non
siete come l'Azione Cattolica che dipende direttamente dal
Vescovo, che potrebbe dire: questo sì, questo no! Io vi dico il
mio parere ma voi avete una linea di autonomia pur essendo legati
all'ispirazione cristiana.
Andiamo
avanti così, molto serenamente. Quando si dice che le ACLI non
sono un movimento ecclesiale non si dà un giudizio negativo come
se si volesse escludere gli aclisti da una partecipazione alla
vita della parrocchia.
No,
si vuole sottolineare semplicemente una caratteristica di un
movimento che vive
l'ispirazione cristiana con alcune scelte che non sono vincolate
gerarchicamente alla dipendenza dal Vescovo.
Ho chiarito?
Le
ACLI vanno indubbiamente incoraggiate, sostenute e aiutate.
Però la comunità cristiana deve pur dire: dall'interno
del mondo e della
società, noi abbiamo un compito e una responsabilità e non
possiamo delegarli o ritenerci paghi che
questo movimento o un altro li faccia per noi.
Ecco
perché io comprendo e apprezzo la chiarezza della distinzione
che anche il consiglio pastorale vostro ha fatto. Essa non
denota una minore stima verso le ACLI ma è una vera e chiara
acquisizione di una diversa identità di questa presenza
all'interno della società.
2.9.
Il circolo parrocchiale.
Vorrei
dire con chiarezza quello che penso del circolo ANSPI.
E'
una struttura a servizio della comunità, non è a servizio
esclusivo della parrocchia. Però è una struttura che si ispira
ad una visione cristiana dell'educazione, perché senza una
dimensione religiosa l'educazione integrale della persona umana
non esiste.
L'ANSPI
non è il semplice strumento di carattere giuridico per poter
tenere un bar. Tutte le iniziative hanno una finalità: educare
con delicatezza alla fede.
I
nostri ragazzi vanno a fare gite scolastiche, vanno a visitare, ad
esempio gli affreschi di Giotto ad Assisi, ma non li capiscono se
essi non hanno all'interno qualche cosa che fa loro capire il
disegno della salvezza che Giotto ha ripercorso e riprodotto con
i suoi affreschi.
2.10.
Le altre attività.
2.10.1. Caritas
La
Caritas è uno
spirito più che un'insieme di iniziative.
A
me dicono: abbiamo la S. Vincenzo, abbiamo questo, abbiamo
quell'altro.
Io
rispondo: benissimo, queste sono organizzazioni, associazioni.
La
Caritas però è uno spirito che nasce dentro di colui che ha una
fede, l'ha celebrata nell'eucarestia e ha spezzato il pane, che è
il Corpo di Cristo, e non può non spezzare con gli altri anche il
pane terreno.
Allora
è l'eucarestia che lo manda in missione nella carità.
2.10.2. Terza età.
Qui
c'è un cammino che va continuato, /senza dubbio.
2.10.3 L’apertura al
territorio.
Avete
ragione quando lamentate gli scollamenti tra parrocchia e
parrocchia, tra parrocchie e forania. La forania di Conegliano
è disomogenea, a dire poco.
Il
collegamento tra parrocchie, il coordinamento o la corrispondenza
dei piani pastorali sono ancora qualche cosa da costruire.
Abbiate
pazienza. Però è vero che c'è questo scollamento.
2.11.
Gli affari
economici
Avete
detto che il Vescovo è stato benevolo perché ha trasferito alla
parrocchia la casetta ex-beneficio. Il Vescovo aveva facoltà
dalla legge di trasferire i beni non produttivi e non redditizi,
che erano passati dal beneficio parrocchiale all'Istituto per il
sostentamento del clero in forza degli accordi di revisione del
concordato, alla parrocchia. Quando abbiamo visto l’utilità
pastorale della casetta l'abbiamo trasferita alla parrocchia.
Avete
detto che bisogna andare avanti su certi programmi.
Io
vi incoraggio su questo. Non credo che sia da aver paura di
qualche peso quando avete già dimostrato che siete riusciti a
far fronte alle spese che
avete sostenuto per la casa parrocchiale e per le altre opere che
avete già realizzato.
La
vostra domanda di contributo alla CEI dovrebbe essere partita
quando la Pontificia Commissione d'Arte Sacra in Italia, che ormai
eseguiva l'ultimo stralcio dei suoi lavori, ha mandato a tutte le
diocesi una richiesta di conoscere le opere già in corso di
esecuzione e non ancora ultimate, per prenderle in considerazione
nella suddivisione dell'ultimo contributo disponibile. Se avete
fatto domanda in questa occasione, allora c'è una ragionevole
speranza.
Conclusione.
1.
Il vescovo:
Io
l'ho fatta lunga, ma anche voi...
Abbiamo
appena finito la visita pastorale e aggiungeremo anche questa
documentazione fra quello che riguarda Campolongo.
Domani
vado in pellegrinaggio con i preti giovani al Santuario di
Petralba.
Vi
ricorderò nella preghiera.
2.
Il parroco.
Ringrazio il Vescovo di quello che ci ha detto.
Io credo che questa assemblea ci ha aiutato a conoscere meglio
l’attività pastorale della parrocchia, a sentirci partecipi
di un lavoro comune e a proseguire con fedeltà e coraggio.
Il Vescovo ci ha ascoltato e ci ha dato alcune indicazioni.
Le riprenderemo nei Consigli parrocchiali e nei singoli gruppi.
Anche fra noi non mancano talora contestazioni e momenti di scoraggiamento.
E' importante avere, indicata dal Vescovo, la strada su cui poter e
dover camminare.
Grazie a
tutti. Proseguiamo il nostro cammino.
.
|