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Parrocchia dell'Annunciazione a Maria Vergine

Campolongo di Conegliano (TV)

9 maggio 1990

 

Omelia del vescovo ai Vespri

     Lettura: 1 Corinti 12,4-13

 

La parola dell’Apostolo richiama noi tutti al battesimo che abbiamo ricevuto.

Rinascendo dall'acqua e dallo Spirito tutti noi siamo stati battezzati in un solo Spirito per essere un corpo solo e ci siamo abbeverati ad un unico Spirito.

Ci ricorda il capitolo 7 di Giovanni, in cui Gesù promette che dall'intimo del cuore di chi crederà in lui sgorgherà zampillante una sorgente d'acqua viva. 

Questa, annota l'evangelista, è lo Spirito che Gesù avrebbe dato.

Siamo dunque nati dall'unico battesimo nel medesimo Spirito.

Dentro di noi zampilla come sorgente fresca d'acqua viva il medesimo Spirito.

Dobbiamo celebrare questa nostra unità in Cristo.

Questa unità diventa ricchezza nella diversità, ma non incrina l’unità, non si fa separazione, tanto meno divisione. Il corpo di Cristo non può essere diviso.

L'apostolo Paolo ci ricorda che ci sono per noi doni diversi, ministeri diversi, modi di agire e impegni diversi, ma che lo Spirito è uno solo.

Questo Spirito è lo Spirito del Padre, che ci è stato dato per mezzo di Cristo.

Questo Spirito è Dio e viene per noi.

A ciascuno è stata data una manifestazione particolare dello Spirito.

E’ sempre da questa unica fonte che viene per noi questa acqua che poi si distingue in rivoli diversi e giunge a portare salvezza e gioia e a dare vita.

Ogni manifestazione dello spirito è diversa per ciascuno di noi ma è data per l'utilità comune.

Se confrontate questo passo del cap. 12 della lettera ai Corinti con Ef. 4,10 e seguenti, troverete un'affermazione precisa: ci sono doni diversi, manifestazioni  dello Spirito differenti per ciascuno di noi, ma perché si edifichi il corpo di Cristo che è uno.

Vedrete come continuamente siamo richiamati all'unità.  Ciò che nasce dalla unità della Trinità si diversifica in ciascuno di noi, perché, con il concorso leale e impegnato di tutti, ricostruisca l'unità della Chiesa, Corpo del Signore.

Qualche volta noi abbiamo bisogno di guardare con più fede a questa realtà, per cogliere in questa luce che viene dalla verità le nostre diversità, i nostri diversi modi di pensare e di agire.

Nella vostra comunità c'è bisogno ogni giorno di riscoprire la presenza dello Spirito che si manifesta così differente, varia e ricca nel volto e nella vita di ciascuno.

Non lo so. Probabilmente siete abituati a questo sguardo di fede.

Mentre contemplate che cosa lo Spirito sta facendo per mezzo di voi e tra di voi, non potete non adorare il Padre che, per mezzo di Cristo, ve l'ha donato e non potete sottovalutare l'impegno di ricondurre all'unità le vostre diversità, perché la Chiesa tutta sia come una sposa che ha una veste bellissima, tutta variegata di colori. Dal suo stesso vestire essa manifesta una letizia che vive dentro.

Ecco, sorelle e fratelli miei, ripresi alcuni pensieri dell'Apostolo, perché l'unità che egli ci ha fatto conoscere nella Trinità si manifesti anche nella nostra Chiesa, in cui noi viviamo come membra dell'unico Corpo del Signore.

Siamo molti e diventiamo per mezzo di Cristo un corpo solo; noi che partecipiamo ad una sola mensa, noi che siamo stati battezzati nell'acqua e nello Spirito, noi che ci abbeveriamo all'unica fonte fresca dello Spirito, noi che siamo chiamati ad essere diversi nei doni, e nel servizio, perché l'unità sia ricchezza, bellezza e armonia.

Camminate secondo lo Spirito.

Questo il Signore voleva dirci facendoci rileggere la parola dell'apostolo Paolo alla comunità di Corinto.

E' una parola che va al di là del tempo e delle circostanze ed è luce per ogni comunità cristiana che professa la sua fede nel nome di Cristo, che è battezzata nello Spirito e che riconosce la gloria dell'unico Padre.

  

1.  Relazione

 

Tutti sappiamo i motivi di questo nostro incontro.  

Si tratta di verificare il cammino compiuto in cinque anni, per conoscere meglio la realtà pastorale della nostra parrocchia, di sentire quello che il Vescovo, pastore della diocesi e di tutte le comunità che la compongono, ci vorrà indicare e di andare avanti insieme nell’impegno pastorale.

Il 29.09.1985 segna la data di inizio del cammino che stiamo per verificare.

La pa­rrocchia accoglie il nuovo parroco. C'è in tutti una forte at­tesa.

Il Vescovo propone questi obiettivi:

 - far diventare la parrocchia una comunità di preghiera;

 - mettere l'Eucarestia al centro della comunità cristiana, perché essa è la forza che unisce i fra­telli e fa di loro un corpo solo, una chiesa;

 - fare della difesa e della promozione dei più poveri un dovere evangelico, in modo che nella comunità nessuno siano tutti fratelli;

 - essere corresponsabili, cioè svolgere ognuno il compito che lo Spirito Santo gli affida.

La proposta del Vescovo viene condivisa. Essa però richiede una nuova evangelizza­zione, che, a sua volta, domanda un ripensamento della pastorale.

Già nel 1985 parte la fase di avvio, che si svolge in due momenti:

-  Le riunioni del Consiglio pastorale vengono allargate a tutti allo scopo di suscitare corresponsabilità e di coinvolgere nuove persone;

-  La preparazione del Convegno diocesano "Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini", ci fa prendere coscienza della necessità della conversione e di  una nuova  evangelizzazione.

Dal 1986 iniziano anche le concretizzazioni pastorali:

Coloro che accettano di collaborare alla pastorale si dividono in dieci Commissioni e la parrocchia viene divisa in dieci zone pa­storali.

Nel Natale del 1986 viene eletto il nuovo Consiglio pa­storale, formato dagli animatori della pastorale.

La nuova evangelizzazione parte dagli adulti, che hanno importanza nella comunità, e dai sa­cramenti che sono celebrati da tutti.

Da questo avvio prendono corpo nuove realtà pastorali.

 

1.1  La famiglia.

 

La famiglia è stato il primo tema affrontato nella catechesi agli adulti. Scoprire la famiglia è scoprire anche la comunità cristiana, perché parrocchia e famiglia sono due mondi intercomunicanti, due realtà che vivono e crescono insieme.

Sentiamo dal Delegato Famiglia, Vincenzo Olto, come è nata e si sviluppa la pastorale familiare.

 

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE FAMIGLIA

 

Il piano pastorale diocesano e quello foraniale hanno avuto in questi cinque anni due obiettivi principali: i giovani e la famiglia. Noi in parrocchia abbiamo iniziato dalla famiglia e abbiamo scelto di metterla al centro della pastorale.

Vediamo ora il cammino che abbiamo fatto dal 1986 ad oggi e la si­tuazione in cui ci troviamo rispetto a questo punto fermo da cui siamo partiti.

Il motivo di fondo per cui si è avviata la pasto­rale familiare è stata la necessità di una nuova evangelizzazione fatta con lo scopo di creare persone mature nella fede.

Siamo partiti dalla catechesi sui sacramenti, che sono richiesti da tutti i fe­deli.

Abbiamo iniziato dal matrimonio (1° anno) e abbiamo prose­guito con la riconciliazione (2° anno), con l'Eucarestia (3° anno) e con il Sacerdozio (4° anno).

Alla catechesi hanno parteci­pato 60/70 persone, in maggioranza coppie di sposi. Dopo circa un anno abbiamo iniziato a far seguire ad ogni annuncio di cate­chesi una riflessione fatta per gruppi distinti, allo scopo di ca­pire meglio il messaggio  e di confrontare le nostre esperienze di vita.

Vogliamo sottolineare che l'esperienza del gruppo è stata ed è tuttora momento di arricchimento, perché aiuta la crescita nella fede e nell'amicizia tra le persone e soprattutto la presa di co­scienza di che cosa significa essere cristiani in questo tempo e in questo luogo in cui siamo chiamati a vivere.

Il gruppo ci aiuta ad essere Chiesa.

Nel 1987 è iniziata la scuola foraniale di formazione per coppie animatrici della pastorale familiare; quattro coppie della nostra parrocchia hanno già concluso il biennio di formazione e altre cinque lo stanno ancora seguendo.

La scuola è stata determinante per il cammino dei nostri gruppi in quanto ha preparato animatori della pastorale familiare e ci ha permesso di adottare in parrocchia il metodo della revisione di vita sperimentato nella scuola.

Circa un anno fa abbiamo deciso di dividere i gruppi secondo le zone pastorali della parrocchia, per avviare in esse le comunità di base con il desiderio di arricchire nello stesso tempo le zone e la pastorale familiare.

Questo ha richiesto un rimescolamento che non è stato accettato da tutti, per cui si è determinata una flessione nella partecipazione ai gruppi.

Riteniamo di aver già ottenuto i seguenti risultati:

 - una collaborazione stretta tra famiglia e oratorio in quanto le famiglie sono state e sono ancora un fattore determinante per la nascita e il cammino dell'oratorio;

 - la costituzione della "commissione famiglia", nata dall'esigenza di avere un coordinamento dell'attività dei vari gruppi, di lavorare insieme con la forania e di programmare ini­ziative concrete rivolte alle famiglie della comunità parroc­chiale, quali i momenti di festa, le ferie estive, celebrazione della festa della famiglia ecc.;

 - la testimonianza costante di un nuovo modo di fare comunità all'interno della parrocchia.

 

I principali problemi che abbiamo attualmente e che vorremmo sot­toporre all'attenzione di tutti sono i seguenti:

 - Il numero di persone  che parteci­pano ai gruppi è limitato: siamo 40 persone, potremmo essere molti di più.

Il metodo che usiamo attualmente di alternare catechesi e revisione di vita è molto qualificante per coloro che vi partecipano, ma è probabil­mente un freno per molti altri, perché richiede impegno e aper­tura. Sentiamo comunque l'urgenza di allargare ad altri la nostra esperienza, anche per poter realizzare l'obiettivo di un servizio concreto delle famiglie alla pastorale parrocchiale.

  - Un secondo problema molto sentito è la difficoltà che incon­triamo a camminare assieme. Ci accorgiamo che non basta conoscerci e coinvolgerci. E' sempre facile indulgere al giudizio e alla cri­tica, che finiscono per frenare il cammino che stiamo facendo.

 

 - C'è infine il problema della carenza di coppie giovani all'interno dei nostri gruppi. Secondo noi ciò è dovuto sia al fatto che esse corrispondono a quella fascia di età che per il passato non ha partecipato alla vita parrocchiale, sia al fatto che la preparazione dei fidanzati al matrimonio non riesce ad incidere molto, sia perchè i nostri fidanzati risiedono in parrocchie diverse sia perchè molti preferiscono partecipare ai corsi organizzati in forania, facili e poco impegnativi.

 

Anche noi, come ogni famiglia, abbiamo i nostri obiettivi e le no­stre speranze.

Gli obiettivi a breve sono quelli di avviare in parrocchia una esperienza permanente di preparazione ai fidanzati, a cui vorremmo poter dare la possibilità di incontrarsi per continuare la loro formazione, e di avere delle cop­pie che si occupino della preparazione dei genitori al battesimo dei loro figli.

La speranza è quella di veder crescere l'interesse della gente in­torno alla pastorale familiare e di poter contare su altre realtà parrocchiali con cui confrontarci per crescere in­sieme.

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1.2   Le comunità di base.

 

La vita di una comunità dipende dalla comunione che esiste fra le persone.

Il Consiglio pastorale ha deciso di formare dei gruppi di comunione legati al territorio dove le persone vivono, per accrescere la comunione ecclesiale. Il consiglio pastorale ha deciso di esplorare questa possibilità.

Sentiamo la situazione presentata dall’incaricato per le zone pastorali Alberto Tonon.

 

RELAZIONE DEI RESPONSABILI DELLE ZONE

 

Dall'analisi della situazione della nostra parrocchia, effettuata nei vari incontri tenuti nel 1986, è emersa la necessità di rior­ganizzare l'attività pastorale, per raggiungere gli obiettivi che ci andavamo proponendo.

Una delle prime iniziative è stata quella di suddividere la parrocchia in dieci zone, dove far incon­trare le famiglie.

Volevamo così dare la possibilità ai nuovi ar­rivati di inserirsi nella nostra comunità cristiana, favorire la conoscenza tra le famiglie e suscitare condivisione e collabora­zione con le iniziative pastorali che stavano nascendo.

Gli incontri di zona sono stati un'occasione per facilitare il rapporto con il parroco, per far circolare informazioni sulla vita della parrocchia, per pregare insieme, per conoscere le decisioni del Consiglio pastorale, per rivolgere una prima catechesi agli adulti e per individuare i bisogni della gente.

In questo lavoro si è rivelato prezioso l'apporto di coloro che si trovavano impegnati nelle varie attività pastorali e che seguivano con assiduità gli incontri di catechesi, perché portavano nelle zone l'esperienza maturata in parrocchia.

Abbiamo notato queste difficoltà:

Le persone più attive in zona si trovavano oberate da troppi impegni e finivano con il dare la precedenza agli incontri fatti in parrocchia.

E' mancata la partecipazione dei giovani.

E’ stato difficile fare con la gente un salto di qua­lità, cioè passare dalle loro attese a iniziative di formazione, anche perchè nelle zone si ritrovano  persone che non frequentano la parrocchia e sono poco disponibili ad mpegnarsi in essa.

Per questi motivi le attività pastorali nelle zone si sono dira­date ed in alcune sono state sospese del tutto.  Al Consiglio pastorale è emerso l'interrogativo di riformulare l'impegno pastorale nelle zone o di rinunciarvi.

La decisione è stata di mantenere l'impegno in zona e di qualificarlo.

Si decise di costituire vere e proprie comunità di base, sostenute dalla scelta di  diventare piccole comunità, intermedie tra famiglia e parrocchia.

Si è allora ritenuto oppor­tuno che esse sorgessero attorno ai gruppi famiglia, che avrebbero compreso nella sua attività anche l'animazione delle zone.

Il lavoro nelle zone sta così riprendendo su base nuova.

Si fa insieme una lettura della Parola di Dio, una riflessione e un momento di preghiera, rimandando il resto a brevi comunicazioni.

Questo avviene solo nelle zone dove è stata iniziata l'animazione da parte di gruppi famiglia. Il cammino si è rivelato faticoso. In alcuni casi gli incontri danno risultati positivi, in altri ci sono poco entusiasmo e scarsa partecipazione.

Ci sembra che le motivazioni siano da ricercare nella no­vità della impostazione e nell'impegno che si richiede alla gente.

Gradiremo sapere se la scelta è da perseguire.

 

1.3   I giovani.

 

Nell'ottobre 1986 viene varato il piano pastorale diocesano, che sceglie come priorità pastorali la famiglia e i giovani. Il consiglio pastorale, in accordo con la forania, mette a fuoco la pastorale giovanile.

La scelta corrisponde ai bisogni reali della parrocchia.

Ce ne parla il delegato giovani Claudio Baldan.

 

RELAZIONE DEL DELEGATO GIOVANI

 

Nel 1986 la comunità parrocchiale fa una proposta di aggregazione ai giovani del quartiere. La risposta è positiva: oltre 70 giovani dell'età dai 18 ai 24 anni accolgono l'invito.

Forse perchè la pro­posta non risponde alle attese di tutti o perchè i giovani, che non si co­noscono tra di loro, hanno difficoltà ad aggregarsi.

Dopo pochi incontri il numero va visibilmente diminuendo, si stabi­lizza su circa 15 persone. Con questi ha inizio una attività articolata in incontri settimanali.

Varie tematiche si susseguono. Non viene tralasciato il confronto con la Sacra Scrittura e con il Vangelo.

Il gruppo vive l'esperienza dell'incontro settimanale e di iniziative e di proposte come il cineforum, le mostre artistiche e espressive del quartiere, i piccoli momenti di festa insieme e qual­che uscita.

Due anni dopo la parrocchia rinnova l'invito a tutti i giovani e l'esperienza si ripete. Gli incontri questa volta sono segnati da un'unica tematica: l'amore.

Solo alcuni giovani ora continuano con periodicità un'attività di gruppo.

Nell'estate '88 la parrocchia organizza un campo scuola a cui partecipano ragazzi che in quell'anno avevano ricevuto il sa­cramento della Cresima.

L'esperienza apre un nuovo sentiero.

Nasce così una nuova realtà giovanile. Il gruppo viene seguito da una suora salesiana e partecipa ad alcune esperienze tra i salesiani: fe­ste, momenti di animazione, corsi per animatori, incontri vocazionali.

Nell'estate '89 il gruppo viene trascinato nell'avventura del grest estivo e molti ragazzi ripetono l'esperienza del campo scuola parrocchiale.

Con l'ottobre dello scorso anno il gruppo giovanile si ritrova per l'animazione dell'oratorio e della Messa festiva delle 9,30.

Nel loro tempo libero i giovani fanno esperienza della gioia e della fatica del dono di sé agli altri.

Nel '89 la parrocchia getta le fondamenta per un nuovo pilastro di sostegno alla

 pastorale giovanile. Per tutti i giovani iniziati al sacramento della Cresima negli ultimi quattro anni parte la propo­sta di un cammino verso la Comunione di maturità. Agli incontri settimanali aderiscono circa 40 giovani.

La cate­chesi è centrata sul tema dell'Eucarestia.

Gli incontri però non tralasciano i momenti di dialogo e di confronto con realtà e per­sone diverse, allo scopo di scoprire il Cristo nella quotidianità della vita.

Il gruppo giovani ha ora il bisogno e la necessità di inventare attività per quei giovani che cercano nella parrocchia soltanto uno spazio di accoglienza o spazi di confronto e di crescita umana.

Nasce l’opportunità di ren­dere possibile per questi giovani il momento della formazione, dell'accoglienza, del gioco o, più semplicemente, del ritrovo.

Ora un altro gruppo di cresimati sta affacciandosi all'età giova­nile. E' quindi possibile creare tre gruppi giovanili distinti per fasce di età, così da rispondere meglio alle esigenze di ciascun gruppo. Ora è possibile anche formare una commissione di giovani che rappresenti quanti di loro lavorano nell'oratorio o nelle al­tre attività parrocchiali e operi per tutti i giovani della par­rocchia in collegamento con le realtà presenti nel quartiere e con i giovani della forania.

Se non mancheremo a questo appuntamento la pastorale giovanile renderà possibile anche nella nostra parrocchia una presenza dei giovani significativa per la gioventù e per tutta la comunità.

 

1.4  L’oratorio

 

L’attività dell’oratorio inizia come frutto della pastorale familiare e dell'impegno dei giovani. Le Suore salesiane, presenti in parrocchia come catechiste, si offrono di animare questa realtà.

Il responsabile della Commissione oratorio, Lino Ongaro, ce la presenta.

 

 

 

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE ORATORIO

 

L'oratorio a Campolongo nasce nel 1987 da un gruppo di genitori che, a conclusione di un anno di catechesi proposto dalla pasto­rale parrocchiale per gli adulti, intuisce l'importanza e la ne­cessità di creare uno spazio per ragazzi all'interno della comunità.

Fin dal primo momento appaiono evidenti le difficoltà.

Si lavora con entusiasmo ma non è sufficiente per continuare il cammino in­trapreso. Dopo due anni circa il gruppo sente il bisogno di veri­ficare l'attività e vede la necessità di una impostazione diversa.

Nello stesso periodo si lavora alla ristrutturazione degli edifici parrocchiali.

L'attività dell'oratorio subisce un momento di pausa, ma intanto un gruppo di ragazzi, che aveva fatto un buon cammino in preparazione alla Cresima e condivideva l'esperienza del ritrovarsi assieme all'oratorio, esperimenta alcuni momenti di festa e di preghiera con i Salesiani.

La commissione oratorio capisce che stanno per nascere nuove sen­sibilità tra questi giovani e che essi sono una promessa per la comunità parrocchiale.

Dalla collaborazione tra parrocchia e suore Salesiane si sviluppa l'attuale attività.

Il progetto educativo dell'oratorio può essere così sintetizzato.

 

- L'oratorio nasce dalla comunità parrocchiale come strumento per la formazione umana e cristiana delle giovani generazioni.

 

 - Le molteplici attività dell'oratorio hanno lo scopo di edu­care il giovane secondo il Vangelo, prendendo come modello la fi­gura di Gesù Cristo, nel cui mistero trova piena luce la vocazione dell'uomo.

 

- Le proposte dell'oratorio, intendono promuovere la persona se­condo le sue dimensioni fondamentali: la conoscenza, l’affidità  e i comportamenti.

 - L'oratorio innanzitutto convoca, cioè aggrega intorno ad espe­rienze e attività. In secondo luogo accoglie coloro che ha convocato. In terzo luogo propone ed al centro della proposta dell’oratorio è la persona di Gesù, presente e viva nella chiesa.

E' su questi punti che l'oratorio attualmente cerca di svolgere il suo impegno, sostenuto dalla com­missione, dalle suore e da 30  animatori.

E' rivolta prevalentemente a ragazzi e ragazze di età fra i 6 e i 13 anni.

Durante l'anno scolastico si svolge il sabato pomeriggio e, per qualche iniziativa particolare, la domenica e in altri giorni festivi o di vacanza.

Quest'anno frequentano l'oratorio 80 ragazzi circa.

Durante l'estate si svolge il grest per un periodo di 30 giorni. L'estate scorsa hanno frequentato il grest 90 ragazzi.

Un'attenzione particolare viene data alla formazione degli anima­tori, per i quali

organizziamo ncontri in parrocchia, ritiri e una tre giorni nel periodo natalizio.

Per il futuro ci propo­niamo di continuare e migliorare la nostra attività.

 

Ci sembrano prioritarie queste cose:

 

- coinvolgere ulteriormente le famiglie dei bambini, perché la crescita educativa dipende anche dalla collaborazione famiglia-oratorio.

- rinforzare anche la commissione, dove occorrerebbero altre per­sone che si dedichino con generosità a questa missione.

 

- creare, con la collaborazione dei gruppi giovanili, nuovi spazi di accoglienza rivolti ai giovani dai 14 ai 18 anni, che richiedono uno spazio loro, come luogo di ritrovo, di con­fronto, di accoglienza e di incontro con altre realtà della comunità parrocchiale.

 

- assicurare, con la collaborazione del Circolo parrocchiale, il servizio bar durante i tempi dell'oratorio, soprattutto nel pe­riodo estivo.