PARROCCHIA DI CAMPOLONGO DI CONEGLIANO  

 anno 13 n. 25    16. 05. 2004  

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PRESBITERO NELLA CHIESA

 

 

Sabato 29 maggio Stefano Mazzer sarà ordinato presbitero a Verona.

La sua ordinazione è un evento importante per la nostra comunità.

Nato a Conegliano il 17.10.1976 ha abitato a Campolongo per 18 anni, quando, entrando nella comunità proposta di Mogliano Veneto, ha iniziato il cammino vocazionale che lo ha portato alla consacrazione nella famiglia religiosa salesiana.

A Campolongo ha vissuto gli anni importanti della sua iniziazione alla vita cristiana e quelli in cui si è impegnato nell’ambito giovanile e in particolare nell’oratorio, fino alla maturità cristiana.

Ora riceverà una particolare configurazione a Cristo, che lo annovera fra coloro che egli stesso “ha chiamato a sé perché stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Mc 3,13).

L’ordine sacro conferisce un legame particolare a Cristo pastore e al suo gregge, che il presbitero è chiamato a presiedere nel nome di Gesù nel sevizio della parola, dei sacramenti e della carità.

Questa missione è dono di Dio e gli viene trasmessa dal Vescovo mediante l’ordinazione. Egli la eserciterà nella diocesi dove vivrà, in comunione con il suo vescovo e il suo presbiterio.

I presbiteri infatti sono cooperatori del vescovo nel ministero.

Stefano rimane comunque strettamente legato anche alla famiglia reli-giosa in cui è avvenuta la sua consacrazione.

La comunità di Campolongo lo accompagna con l’affetto e la preghiera e gli augura che il Signore porti a compimento quello che ha iniziato in lui, per la salvezza delle persone che gli affida.

 

 

LA PARROCCHIA

prossima ventura                 

 

Tento di dare qualche risposta partendo dalla mia vita.

Abbiamo tutti bisogno di una conversione per­manente.

Tra i preti la fraternità è scontata, ma la vita di comunità per ora non mi pare che esista. Sono convinto che non si tratta di cattiva volontà personale, ma di una pressione strutturale che diventa sempre più vio­lenta.

Ritengo che la cultura clericale che si esprime negli incontri del clero li renda funzionali alla conservazione dello stato attuale e impedisca loro di esprimersi come persone. La posta in gioco è l’uomo normale che vuole ritrovare la sua umanità nell’essere discepolo di Cristo.

Diventare sempre più uomini norma­li, per essere non solo efficienti ma anche efficaci nella nostra missione, è l’itinerario più urgente per noi preti.

Vedo che la struttura ecclesiastica impe­disce lo sviluppo della persona.

C’è tanta attenzione alla santificazione personale, alla cura del singolo, all’esortazione che propone alla persona modelli e impegni di vita.

Nello stesso tempo la realtà strutturale impedisce la comunione tra noi.

Il vescovo Ancel ripeteva: “la conversione personale senza il cambiamento delle strut­ture è puro idealismo e il cambiamento delle strutture senza il cambiamento personale è puro materialismo”.

Continuo a nutrire le mie speran­ze di vita all’interno di questa Chiesa che io amo. E proprio per la libertà che mi dà questo amo­re, mi sento di affermare che l’urgenza più forte oggi è di cambiare le strutture.

Quando ho cercato di fare ai miei vescovi questo tipo di discorso, ho visto sempre una grande paura. Quando si scende nel concreto e si prende sul serio la pa­rola di Dio, nascono paure e rifiuti.

Abbiamo tentato nella nostra Diocesi tante volte di proporre la vita comunitaria dei preti, perché la parrocchia non sia una loro impresa privata  ma il frutto di una comunione tra loro e con la gente, ma non siamo arrivati a cambiare i meccani­smi che presiedono la vita delle comunità.

Abbiamo ora tre vescovi che potrebbero vivere nello stesso palazzo.

Ogni ve­scovo invece ha voluto vivere in una casa sua e conservare a suo servizio le suore. Così la vita comunitaria dei preti diventa  molto difficile.

E’ ancora possibile che la partecipazione diventi realtà?

Nel Ve­neto in questi ultimi anni abbiamo cambiato almeno metà dei vescovi, dal Patriarca ai vescovi di Vero­na, Vicenza, Treviso, Vittorio Veneto, Pordenone. L’unica nostra partecipazione è stata quella di domandarci: chi manderanno? In queste condizioni è dif­ficile capire la comunione e la responsabilità ecclesiale.

I vari passi fatti portano più alla burocratizzazione che alla parte­cipazione.

Quando i preti cambiano di parrocchia il popolo deve adattarsi al carattere, alla cultura, all’esperienza pastorale del nuovo parroco.

E’ impossibile comprendere il concetto di servizio con queste strutture.

Ogni diocesi ha una sua storia e tante volte il vesco­vo la ignora, per cui noi preti ci troviamo conosciuti solo come persone senza radici nel nostro popolo e il popolo stesso è più una nozione che una realtà.

La Chiesa produce una quantità di documenti ma alla base dei fedeli e anche dei preti non arriva quasi niente. La maggioranza dei documenti resta lettera morta, perché sono troppo numerosi e non si sa da dove vengano e quale riferimento abbiano nella realtà. Viene in mente il manzoniano “comanda chi può, obbedisce chi vuole”.

Tutto questo svilisce e vanifica l’autorevolezza che ognuno di noi si deve conquistare con la fatica quotidiana.

Le comunità devono responsabilizzarsi anche per l’educazione del prete. Delegare i seminari perché formino il prete secondo uno standard predisposto ridurrà sempre più il numero delle vocazioni e renderà i preti sempre più distanti dalla vita della gente. Ritengo che questa difficoltà che soffrono le Chiese di oggi dipenda dalla struttura ecclesiastica.

Mi sembra che il problema dei preti, anche se è di grande importanza e attualità, debba essere inserito in una visione globale di conversione di tutta la Chiesa, popolo di Dio.

Ancora intendiamo come Chiesa la gerarchia, o al massimo coloro che nella chiesa comandano e coloro che nella Chiesa eseguono.

La Chiesa non è democrazia né monarchia né divisione tra chi comanda e chi deve solo eseguire ma comunione e cioè circolarità di ministeri e di impegni, responsabilità di ciascuno e reciproci­di servizio per tutti.

Nella realtà appare tutto il contrario. Ci sono due classi ben distinte e il mezzo più normale di comunicazione sono i documenti.

Una conversione che cambi questo meccanismo è necessaria per superare il forte peso di una burocrazia che impone le regole ma che non riesce a far entrare la Parola nel cuore delle persone.

Sono convinto che la categoria dell’ascolto della Parola di Dio è la fonte della vita delle comunità. Pare che la struttura ideologica in cui la Chiesa si ritrova immersa, dalla catechesi ai riti liturgici e alle varie articolazioni parrocchiali, impedisca l’attenzione del cuore alla parola creatrice di Dio.

Una chiesa ser­va della Parola di Dio è profetica e portatrice di speranza.

Alla Chiesa di oggi non bastano i miglioramenti esterni.

Ha urgente bisogno di una serena e gioiosa ricerca di tutto il popolo di Dio.

                                              

Da un articolo di Don Olivo Bolzon

 

 

CALENDARIO LITURGICO E PASTORALE

VI° Domenica di Pasqua: At. 15,1-2.22-29; Ap. 21,10-14.22-23; Gv. 14,23-29

Martedì

18

8.30

memoria di tutti i defunti

 

Mercoledì

19

18.30

memoria di tutti i defunti

 

Giovedì

 

20

7.30

memoria di Perillo Carmine

Venerdì

21

18.30

memoria di tutti i defunti

 

Sabato

 

22

18.30

in Chiesa

 

memoria di Cattelan Rita

memoria di Gatti Rita

memoria di Tonon Bortolo

 

Domenica

 

Ascensione

 

Festa della

appartenenza

 

23

9.00

in Chiesa

 

 

10.30

in via Monticano

memoria di Tonon Antonio

memoria di Brescacin Vittorio

memoria di De Ronch Pierina

 

 

per la comunità

memoria di Battistuzzi don Antonio (10° anniversario)

 

 

 

 

Confessioni: Sabato 22, dalle ore 15.00 alle ore 18.00, in Chiesa.

Mercoledì, alle 20.45, prepariamo la liturgia della Festa dell’Appartenenza

Gli incontri dei gruppi della catechesi adulti, previsti in agenda per questa settimana, SONO SOSPESI.

  domenica prossima            diamo volto al nostro essere chiesa

                     

          Festa dell’Appartenenza

 

§           Il pranzo va prenotato presso la casa parrocchiale fino a lunedì 17 compreso, tutti i giorni dalle ore 17.00 alle ore 19.00.

Anche questa mattina. La quota è di 9 euro. Euro 6 fino a dieci  anni.

 

§           La S. Messa solenne viene celebrata alle ore 10.30 nella palestra di via Monticano. Le altre Messe sono celebrate in Chiesa.

 

 

Sabato 22 maggio, alle 10.30,

Lidia Meghini e Diego Gandin

celebrano il loro matrimonio

Oggi, dopo la Messa delle ore 9.00,

le famiglie fanno una passeggiata in collina, con il pranzo al sacco.

Se il tempo non lo permettesse lo consumeranno in parrocchia.

Chiunque può partecipare.

Riferimento: Guenda e Giancarlo. Tel. 0438.60806

Se uno mi ama osserverà la mia parola,

dice il Signore, e il Padre mio lo amerà

e noi verremo a lui.

 

Pagina a cura del gruppo internet della Parrocchia dell'Annunciazione di Campolongo di Conegliano (TV)

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