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Parrocchia di Campolongo in Conegliano anno 18  n. 38      08. 11. 2009

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Prendersi cura della città dell’uomo

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Proponiamo alla riflessione della comunità alcuni passi tratti dall’enciclica di Benedetto XVI: «Caritas in veritate».

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La giustizia è la prima via della carità, la misura minima di essa. Non posso donare all’altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia. Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. Bisogna tenere in grande considerazione il bene comune. Adoperarsi per esso è esigenza di giustizia e di carità. Ogni cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità.

L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce alla edificazione di quella universale città di Dio, verso cui avanza la storia della famiglia umana. La città dell’uomo è resa in qualche misura anticipazione della città di Dio.

La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende di intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione. La fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità. Tutta la Chiesa, in tutto il suo essere ed agire, quando annuncia, celebra, e opera nella carità, promuove lo sviluppo integrale dell’uomo. Lo sviluppo umano integrale è anzitutto vocazione, che comporta una libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti. Solo l’incontro con Dio permette di scoprire l’altro e maturare un amore che diventa cura dell’altro e per l’altro».

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Ogni giorno devo vivere sapendo che in esso non vi è nulla di troppo, nulla di indifferente e di inutile.

C’è una storia segreta che tesse ogni giorno le trame della vita ed è sale, lievito, luce che dà sapore e senso al destino dell’umanità. Vivo ogni giorno senza scappare: so che devo tradurre questo sogno in vita e far sì che quello che faccio serva per vivere tutti i giorni.

Oggi occorre tornare monaci nelle città: “monachos” non vuol dire isolato, ma unificato in un’armonia capace di portare la mente nel cuore e il cuore nella vita. 

L’armonia non è questione di dosaggi, un equilibrio di lavoro, silenzio, lettura, preghiera, ma è ritrovare un nuovo sapore del quotidiano, uno spazio umano di libertà e creatività che trasformi la vita in luogo di risurrezione. 

Papa Giovanni aprì il Concilio chiedendo di prestare orecchio ai “segni dei tempi” e di accompagnare il loro divenire come la terra accompagna i germogli a primavera. 

In questa stagione difficile dobbiamo avere occhi attenti ai segni che sono già dentro l’inverno, saper cogliere ciò che nasce dal passaggio verso la primavera. 

Bisogna liberare la volontà dal conformismo, dalla pigrizia e dalla paura che la tiene prigioniera e le toglie il coraggio di osare, di immaginare modi alternativi di vivere. 

Sono il coraggio e la creatività che spingono i sogni a diventare realtà. Il creativo è colui che è capace di sintonizzarsi con la realtà e sa creare armonia tra il mondo in cui vive e il mondo che vive in lui.

“Beati coloro che hanno l’audacia di sognare e sono disposti a pagare il prezzo necessario perché il loro sogno prenda corpo nella storia”.

Da un articolo pubblicato su Testimoni n. 18 del 31 ottobre 2009

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La benedizione della casa di via degli Olmi

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